Magari lo chiamano a predicare al Papa…Caro Direttore,il nostro vicepresidente del Consiglio, on. Fini, non finisce più di stupirci: è un crescendo impressionante di saggezza e lungimiranza. In poco tempo ha bruciato le tappe di una rigenerazione a dir poco miracolosa. Si è dichiarato amico del popolo ebreo semplicemente dimenticando quanto di estremo male a quel popolo hanno fatto i suoi maestri; è divenuto esperto degli oratori dimenticando che i suoi maestri, gli oratori, li bruciavano. Ora lo vediamo esperto della spiritualità francescana e dal pulpito di Assisi. l’ineffabile Fini ci spiega che San Francesco, in sostanza, è per la guerra preventiva e giustificherebbe l’attacco in Iraq.Non mi meraviglierei se per il prossimo Natale venisse chiamato in Vaticano a predicare gli esercizi spirituali per il Santo Padre.Alberto EusepiGrossetoIn attesa della terza lezione di catechismo…Caro Direttore,l’onorevole Fini, vice Presidente del Consiglio dei Ministri, non cessa di stupire. Da quando ha partecipato al convegno di Loreto dell’Azione Cattolica, si è messo nell’ingrato e impari compito di ricatechizzare il popolo italiano. Nella sua prima lezione, tre settimane fa, affermò con grande ispirazione che Ponzio Pilano era stato il primo pacifista della storia. Non ancora superato il trauma per tale notizia, il quattro ottobre da Assisi, per la festa di San Francesco, arriva la seconda lezione: San Francesco è stato sì il Santo della pace ma non ha mai condannato la legittima difesa. Ho il forte dubbio che il nostro Ministro pensasse soprattutto alla «guerra preventiva» ma che non abbia voluto sbilanciarsi troppo, non si sa mai, con questi Santi è meglio non esagerare con gli scherzi.Qualche decennio fa, quando la «destra» parlava, si esprimeva con le categorie della destra e così la «sinistra» e il «centro». È vero che anche allora come oggi, c’erano tanti che parlavano a vanvera, ma tutto rispondeva ad un certo ordine, a una certa classificazione. Oggi tutto è più confuso , non ci si capisce più niente, non ci resta altro che attendere con trepidazione (non c’è due senza tre) la terza lezione di catechismo del vice presidente del Consiglio e che Dio ce la mandi buona.Carlo Giuseppe Rogani SienaErrore storico con intento mistificatorioCaro Direttore, ho appena dato uno sguardo al numero 36 di Toscana Oggi prendendo visione dell’intervento autorevole dello storico Cardini. Premetto che ho stima, pur non condividendone premesse e finalità, di Cardini, ma mi stupisce che non si sottolinei l’improprietà storica (fosse altro quella relativa alle date delle Regole del terz’ordine francescano e dei pontificati…) detta da Gianfranco Fini.L’intento mistificatorio, e non credo ci sia termine più appropriato al caso, da parte del vicepremier è chiaro (virtù di Fini è esporre le cose bene, ma occorre verificarne l’attendibilità…), ma Cardini avrebbe dovuto sottolineare, da ottimo storico, come il documento cui si riferisce Fini è del 1288 (e non del 1228; tanto è vero che nel 1228 era pontefice un certo Gregorio IX e non Niccolo IV…), ma lasciam perdere. La prima Regola del Terz’Ordine, allora dei penitenti, è del 1221, e il divieto di portare le armi, perfettamente conforme al pensiero della Chiesa, perfettamente conforme al messaggio evangelico, è chiaro, assoluto e inderogabile. Il divieto è chiaro, tanto è vero che provocò, in alcune realtà comunali dell’epoca, anche conflittualità di natura giuridica; il divieto è (mi interessa di più questo aspetto) profetico, evangelico. E basta con la distinzione tra pacifico, pacifista, pacificatore, è ridicola e basta! Se vogliono i voti dei cattolici, lo dicano chiaramente; spero che presto finisca la stagione del «baciapilismo» anche in Italia, così si riscoprirà tutti quanti il vero significato della croce, del martirio (come avviene in Spagna, a sinistra… in Francia… a destra…).Un’ultima considerazione… è strano, su Francesco (legittimamente, perché è un patrimonio di tutta l’umanità…) ho sentito esprimersi sui media televisivi persone come Zeffirelli, Fo, Fini (dimenticavo…) e altri… Di personaggi «di Chiesa» ho sentito mons. Cafarra (se proprio doveva essere interpellato un Vescovo, non era più appropriato sentire quello di Assisi; o forse, mi chiedo, è stato scelto il Vescovo di Bologna, per qualche simpatia di troppo…?). Non si poteva interpellare direttamente, visto che sta «simpatica a tutti» qualcuno della famiglia francescana… e siccome, a questa famiglia appartengo, molto indegnamente, e dal momento che sono stato chiamato in causa come terziario (anzi si informi di più il nostro Fini, come secolare francescano…), sento di dire la mia a maggior ragione; non fosse altro che la Regola del 1978. di Paolo VI, quella vigente per i francescani oggi, mette la pace, anzi «la pace, nome stesso di Dio», come «mezzo, fine, strumento…».Lorenzo Fantacciex presidente nazionaleGioventù FrancescanaGrossetoParole che mi hanno indignataCaro Direttore,oggi è la festa di San Francesco, mio santo protettore e quindi in casa nostra è festa tra figli e nipoti. Ho davanti a me la preghiera semplice di Francesco e dentro al mio cuore la sua profonda spiritualità a cui ho guardato sempre come guida alla mia semplice vita di donna-madre-nonna. Si può immaginare come sia rimasta a sentire alla tv dal nostro vice-presidente del Consiglio le testuali parole: «Francesco non è mai stato contro la legittima difesa e non ha condannato le armi»! Questo suo pensiero è stato espresso dal terrazzo del Convento; dietro c’erano i frati e nella piazza l’uditorio. Mi sento indignata e con me molti altri cristiani.Franca GarzonioFirenzeLa tendenza dei politici ad arruolare con disinvoltura sotto le proprie bandiere figure significative del passato è diffusa e costante, anche perché gli interessati non possono né smentire né precisare. Neppure i santi sfuggono a questa appropriazione indebita che è spesso un vero tradimento. Ne è esempio San Francesco che nel tempo è stato iscritto d’ufficio tra gli animalisti, gli ecologisti e non è sfuggito nemmeno ad una rilettura estetizzante ad opera di D’Annunzio. È diventato poi «un grande italiano» e in tempi recenti simbolo del pacifismo fino all’ultimo tentativo di Gianfranco Fini di spostarlo radicalmente sul fronte opposto.La scorrettezza è palese e il vostro sdegno più che legittimo, cari amici, perché così se ne tradisce lo spirito e il messaggio perché lo si separa dal contesto in cui è vissuto e ha operato. Ed è significativo che tra quanti ci hanno scritto, nessuno sia d’accordo con Fini.Francesco vive in un tempo e in una società che si caratterizzano per forti contrasti il cui risolvimento è affidato alla forza del potere, del denaro, delle armi. La legittimità della guerra non è messa in discussione né sul piano culturale né su quello religioso. La riconquista della Terrasanta con le armi è ritenuta un dovere per i cristiani. La Chiesa si limita al più a raccomandare comportamenti che possano rendere la guerra meno brutale. Francesco non contesta teoricamente queste idee correnti o meglio le contesta a suo modo che è poi in genere il modo dei santi: di fronte a questa violenza diffusa, teorizzata e spesso esaltata, egli sceglie e pratica l’amore, il perdono e la pace, mostrando nei fatti che è possibile un modo diverso di vivere e di rapportarsi: quello del Vangelo. Le armi saranno pur lecite ma lui ai suoi frati proibisce di portarle e di usarle cosa non scontata a quei tempi e la stessa proibizione è fatta nella Regola del 1221 a quei laici, di qualunque classe sociale, che, pur vivendo nel mondo, vogliono seguire la sua spiritualità.Egli non contesta la Crociata, bandita da Innocenzo III, ma, mentre è ospite del campo crociato, si reca disarmato e senza scorta, dal Sultano come da fratello a fratello e quando si rende conto che i tempi non sono maturi per quello che oggi chiameremmo dialogo intensifica la preghiera, ritirandosi alla Verna, perché la pace è pur sempre un dono di Dio.Ma questi gesti nascono da un suo convincimento: gli uomini possono ritrovarsi in fraternità perché figli dello stesso Padre. E così mentre si diffonde questo ideale, difficile ma realizzabile, fa concretamente pace in sé e intorno a sé.