Fermiamo le stragi del sabato sera
La proposta di legge (promotore il ministro Giovanardi), a cui si fa riferimento, prevedeva come orario di chiusura per le discoteche di tutta Italia le tre del mattino in inverno e le quattro in estate. Era un tentativo di arginare le «stragi del sabato sera», come comunemente si dice e lo sono davvero: secondo dati Istat nei sabato notte del 2002 sono deceduti 277 giovani, tra i diciotto e i ventidue anni e i feriti, alcuni anche con lesioni permanenti, sono stati 10.044. Tutti questi incidenti si sono verificati all’alba. Sono numeri che fanno pensare: certo al dramma delle famiglie, ma anche alle potenzialità spirituali, umane, lavorative che questi giovani rappresentano, vanificate per una folle corsa dopo lo sballo in discoteca.
Fissare un orario di chiusura ragionevole e norme più severe per chi guida in stato di ebbrezza era il principio cardine della proposta di legge. La Camera, però, il 19 aprile ha approvato un emendamento della Lega Nord (votato anche dal centro-sinistra) che di fatto la svuota, rimettendo ogni decisione sugli orari ai singoli Comuni. La proposta torna quindi in Commissione, e probabilmente non se ne farà nulla. Sui giovani morti si piange, ma gli interessi non si toccano. Perché di interessi si tratta.
In Italia le discoteche, dislocate per lo più a Nord, sono circa 2 mila. Ogni fine settimana le frequentano 5 milioni di persone in gran parte giovani, alcuni giovanissimi con un giro d’affari di 1,4 miliardi di euro. Di qui la resistenza a ridurre questa fonte di guadagno e l’interesse della Lega Nord a non scontentare suoi possibili elettori, mentre l’opposizione coglie al balzo l’occasione di mettere in minoranza il Governo. Questo spiega, ma ovviamente non giustifica, le difficoltà che incontra ogni legge che tocca questi affari, soprattutto con le elezioni vicine.
È opportuno però, mentre si invocano leggi restrittive, chiederci perché questi stili di vita attraggano tanti giovani e quali siano le responsabilità e i compiti di noi adulti. Il nodo da sciogliere sta qui. Diversamente, i provvedimenti limitativi da soli non bastano.