Facciamo il presepe, dimostriamo la sua forza senza polemiche
Caro Direttore, sta per arrivare ancora una volta Natale. E con lui le polemiche. Mi hanno fatto particolarmente riflettere due notizie apparse in questi giorni su un quotidiano: la bocciatura di una mozione sui presepi nei luoghi pubblici da parte della maggioranza di centro sinistra di un Comune vicino a Carmignano e la creazione di un presepe molto «alternativo» in una scuola di Prato. Rispetto la scelta di chi non crede, ma voler cancellare dai luoghi pubblici ogni riferimento alla nascita di Gesù in nome di un falso rispetto delle altre religioni, questa la ritengo solo una grande, vergognosa, ipocrita campagna politica che ogni anno si ripete immancabilmente per far passare il messaggio. La seconda notizia riguarda il presepe di una scuola pratese che al posto della grotta ha un barcone e di Maria, Giuseppe e Gesù una famiglia di migranti. Al posto delle stelle e della stella cometa l’immagine di Liliana Segre, di tre pompieri morti recentemente e di un carabiniere ucciso a Roma. Il tutto per far riflettere (sic!) i ragazzi – a detta di preside ed insegnante lungimiranti – sul tema dell’accoglienza e farli maturare come individui e cittadini.
Dopo aver paganizzato la festa del S. Natale ridotto a una fiera del consumo, dopo aver occultato il Protagonista vero di questa grande festa cristiana, la si strumentalizza sempre più socialmente e politicamente. Mi chiedo perché questi insegnanti semplicemente non hanno pensato di far riflettere e maturare i ragazzi raccontando loro chi è quel neonato del presepe che diverrà da adulto quel rabbi Gesù «i cui insegnamenti e la cui persona – diceva il Mahatma Gandhi, anche se di fede hindu – non possono essere considerati monopolio esclusivo del cristianesimo perché Gesù appartiene al mondo intero». Si può essere credenti o non credenti, ma la figura di Gesù è punto di riferimento universale per il messaggio di amore, di pace, di non violenza, di perdono che ha lasciato a tutti gli uomini, poco importa sotto quale bandiera, nome o dottrina possano operare o professare una fede. Sostituire con leggerezza la persona e il messaggio di Gesù con altre figure è la conseguenza del «fervore» politico di una certa cultura, fervore messo da tempo nell’appiattire il messaggio cristiano su tematiche essenzialmente sociali, politiche ed ecologiche (povertà, politica migratoria, questione ambientale…) e nel tentare di sostituire la dimensione orizzontale della fede a quella verticale: la comunità cristiana non è un Ong, come ha scritto ultimamente Vittorio Messori.
Non c’è nessun messaggio umano di «accoglienza e condivisione» che non abbia le proprie radici in quello cristiano; quindi non occorrono ibride sostituzioni di sorta nell’antica capannuccia. Bastano una grotta, dei poveri pastori e una povera famiglia: e tutto è già detto. Basta così. Questo va insegnato ai nostri ragazzi e non c’è alcun bisogno di «attualizzare il messaggio del presepe», come certuni tentano di fare. Quello cristiano è già di per sé un messaggio universale ed eterno.
Siamo stati facili profeti quando nel numero 35 del nostro settimanale avevamo iniziato ad affrontare il tema del presepe nonostante il Natale sembrasse così lontano e il nostro invito a evitare polemiche inutili e strumentali sembrasse troppo avanti nel tempo. Facili profeti perché anche noi, come i firmatari di questa lettera, abbiamo letto le novità che arrivano da Prato, dalla sua provincia. E non solo. E temiamo che queste siano solo un «antipasto» e neppure dei peggiori. Persino papa Francesco, sempre al centro di grandi titoli sui quotidiani (quando fa comodo!), con la sua lettera apostolica «Admirabile signum» sul presepe è quasi scomparso dalle cronache, quando l’ha diffusa due domeniche fa da Greccio, come raccontato sul numero scorso di Toscana Oggi. Pochi i titoli a lui dedicati per presentarla aveva scelto il luogo dove san Francesco, la notte di Natale del 1223, fece non una «rappresentazione» ma, come ha detto Bergoglio, «una grande opera di evangelizzazione».
Non crediamo che alle parole del Papa ne vadano aggiunte altre: lui ci ha invitato ad allestire il presepe nelle chiese, nelle nostre, case, nelle scuole, ovunque sia possibile. A Natale mancano circa 10 giorni: nella grotta di Betlemme si manifestò «la tenerezza di Dio», qualcosa che, ha detto ancora papa Francesco, «ci fa vedere, ci fa toccare questo evento unico e straordinario che ha cambiato la storia». Per questo non commenteremo direttamente i due esempi portati dai nostri lettori, né altri simili. La risposta a polemiche o strumentalizzazioni siamo convinti possa essere solo l’esempio che può venire dalle nostre chiese, dalle nostre case e, quando possibile, proprio dalla scuola. E allora facciamo il presepe, postiamo le foto sui social, non facciamoci problemi a far vedere ciò che per noi è l’evento che ha cambiato la storia dell’uomo senza polemiche.
Domenico Mugnaini