Dubbi sull’effetto deterrente dell’«omicidio stradale»

Caro direttore, in Italia è stato introdotto l’omicidio stradale che dovrebbe essere, a giudizio perlomeno di chi l’ha voluto, una modalità di deterrenza che disincentivi chi, sotto l’effetto di alcol o stupefacenti o anche per pura incoscienza, compie manovre così pericolose da mettere a rischio l’incolumità del prossimo. Massimo rispetto per vittime e parenti delle medesime, tuttavia questa legge mi lascia perplesso perché spesso inasprire le pene rischia di essere un semplice palliativo psicologico, dagli effetti pratici scarsi. Si possono infatti introdurre normative molto severe che prevedano condanne durissime, ma se da un lato manca una radicata cultura della legalità e dall’altro le sanzioni rimangono sulla carta e prevale l’incertezza della pena, cambierà poco o nulla. Prima di introdurre nuove leggi sarebbe bene fare in modo che le condanne previste siano davvero scontate e che leggi che già esistono vengano applicate con rigore.

M.P.

Dico subito che non sono d’accordo con l’amico lettore, anche perché questo giornale, nel suo piccolo, ha contribuito a suo tempo alla raccolta di firme promossa dall’Associazione «Lorenzo Guarnieri» proprio perché nel nostro ordinamento fosse introdotto il reato di «omicidio stradale». Cosa che è avvenuta soltanto nel 2016 dopo cinque lunghi anni dalla prima raccolta di firme. Alla fine, però, dopo un percorso complesso e difficile, si è arrivati a una legge che ha comunque rivoluzionato il peso delle responsabilità a carico di quanti uccidono sulla strada dopo aver commesso alcune violazioni gravi, prime fra tutte gli abusi di alcol e droga. Dalla certezza dell’impunità si è passati alla quasi certezza della sanzione penale, accompagnata da una revoca della patente per un numero considerevole di anni. Per cui l’effetto deterrente ci dovrebbe essere e ci auguriamo che possa ridurre ulteriormente le morti sulle nostre strade, che sono ancora tante, troppe. Anche perché, a parte gli abusi di alcol e droga, si registrano spesso nella guida atteggiamenti disinvolti e disattenti che si trasformano in grave pericolo per gli altri. Pensiamo allo spregiudicato uso del cellulare, non solo per telefonare, ma persino per leggere e scrivere messaggi quando si è al volante. Sappiamo che le leggi perfette non esistono. In ogni caso hanno bisogno di essere accompagnate da campagne di comunicazione, prevenzione e controlli. Ma almeno si è elevato in modo concreto il livello di giustizia per le vittime della strada e per i loro familiari. Che poi in Italia in molti casi manchi una cultura della legalità non c’è dubbio.

Andrea Fagioli