Divieto di vendita degli alcolici e inciviltà di commercianti e tifosi
Gentile direttore, le chiedo che senso abbia fare una ordinanza prefettizia in cui si vieta «la vendita da asporto di alcolici e superalcolici in vetro o lattine in tutti gli esercizi pubblici (e ambulanti) del centro storico» di Firenze – come è avvenuto in occasione della partita Fiorentina-Borussia Mönchengladbach – se poi sappiamo in anticipo che non sapremo farla rispettare. L’unico risultato è stato che l’alcol non è stato venduto da esercenti seri e non è stato potuto acquistare da persone perbene come alcuni miei conoscenti che volevano festeggiare con un bicchiere di spumante il compleanno di un collega. Coloro per cui era stata concepita tale deliberazione hanno potuto acquistare e bere fiumi di birra lasciando ovunque in Piazza San Giovanni, proprio accanto al Battistero, il nostro «Bel San Giovanni», un tappeto di bottiglie di vetro e bicchieri di plastica prontamente rimossi da una apposita squadra di addetti. Perché noi italiani dobbiamo continuare a farci irridere così, per giunta da appartenenti a un popolo che è tradizionalmente cultore delle regole, con queste grida manzoniane? Sarebbe più serio e dignitoso, a mio modestissimo avviso, astenersi dal redigerle.
È vero, caro Dommi, spesso non siamo in grado di far rispettare ordinanze che ha comunque senso continuare ad emettere. Altrimenti sarebbe ancora peggio: non avremmo nemmeno un appiglio in questo senso per favorire il mantenimento dell’ordine e del decoro pubblico. Il problema sta in chi queste ordinanze non le rispetta, a partire dai commercianti (in particolare dall’infinità di cosiddetti mini market disseminati nei nostri centri storici), ma soprattutto nell’inciviltà di presunti tifosi che hanno ben poco a che fare con la passione sportiva. Assomigliano più a orde barbariche che invadono il territorio nemico convinte di un’impunità dovuta alla forza del branco. Lei, caro Dommi, fa giustamente riferimento in questo caso alla Germania, da cui provenivano i sostenitori del Borussia Mönchengladbach. Ma ci sono casi anche più clamorosi come gli hooligans inglesi, che dove vanno fanno disastri. Eppure, a casa loro si comportano in maniera molto diversa, tanto che in gran parte degli stadi britannici non esistono, ad esempio, barriere a dividere gli spalti dal terreno di gioco. Ma poi, ad essere sinceri, basta guardare in casa nostra, a quello che spesso succede intorno ai nostri stadi quando per il campionato sono coinvolte solo squadre italiane. Un esempio lo abbiamo avuto anche domenica scorsa a Milano, fuori da San Siro, dove si sono scontrati ultras dell’Inter e della Roma.
Andrea Fagioli