Crocifisso nei luogi pubblici, continua il dibattito

Caro Direttore,da tempo ho scelto il silenzio in tutti gli ambienti ed in tutte le situazioni, privilegiando l’ascolto e la riflessione.

Riprendo in mano la penna per un argomento all’ordine del giorno: il rientro del crocifisso nelle scuole. Non voglio entrare nella diatriba politica e «culturale» che strapazza il crocifisso di qua e di là, prima da sinistra ora da destra. Dubito che il crocifisso, simbolo dell’amore universale e del trionfo sulla morte, sia davvero vissuto così come si dovrebbe nella nostra società e nel mondo: in 2000 anni troppe volte è stato usato impropriamente e scandalosamente. Comunque credo che a Dio non importi niente che il crocifisso sia appeso o meno nelle aule scolastiche e dei Tribunali.

Il Dio di amore che si abbassa per mettersi al nostro servizio, ci chiede solo di fare altrettanto; ci chiede di costruire il Regno e cioè di impoverirci per fare meno poveri i poveri, di rendere la dignità ai diseredati, di essere limpidi e trasparenti nelle relazioni con gli altri, di lavorare per il bene e la felicità dell’uomo.Sono convinta che se noi cristiani (io per prima) vivessimo davvero le beatitudini, il crocifisso risplenderebbe in ogni dove.Maria Augusta MicottiPrato Caro Direttore,riguardo al dibattito di questi giorni sul crocifisso nei luoghi pubblici, vorrei fare alcune ulteriori osservazioni. Nelle valutazioni non si può prescindere dalla considerazione che nella croce gli ebrei vedono quel messia che non hanno mai riconosciuto come tale, mentre i musulmani vedono un uomo crocifisso al posto di Gesù di Nazareth, il quale secondo le loro scritture, sarebbe morto in altro luogo. Difficilmente pertanto il loro giudizio a riguardo potrà essere svincolato da questa condizione di fondo. Quello che stupisce invece sono le argomentazioni della cultura dominante che, scambiando l’aggredito per l’aggressore sembra ignorare alcuni dati oggettivi.Nelle scuole italiane s’insegna religione cattolica ed il crocifisso può essere considerato segno della normale attività didattica che si svolge nelle classi. Inoltre se si considera inopportuno o si vieta la presenza della croce nelle aule scolastiche, l’insegnante credente potrà portare indosso il segno fondamentale della propria fede? Ciò vale per qualsiasi impiegato credente della Pubblica amministrazione, o chiunque altro svolga una pubblica funzione.Dispiace e preoccupa che la cultura italiana dominante non si senta oggi coinvolta nella vicenda umana straordinaria e irripetibile dell’uomo Gesù che, rifuggendo dal potere e con il sacrificio della propria vita ha rivoluzionato la storia, l’arte e la cultura fondamenti della nostra identità.Attilio Giuseppe BiancalanaS. Vito – Lucca

Capisco e condivido il disappunto del signor Biancalana per l’ipocrisia con cui si arriva a giustificare la rimozione dei crocifissi dai luoghi pubblichi «per non offendere» sensibilità e fedi altrui, ma ripeto che come cristiani sbaglieremmo a lanciare una sorta di crociata per la rigida applicazione di leggi e regolamenti che risalgono ad un’altra stagione storica (e allora avevano una loro giustificazione). Non perché – lo ripeto – ci sia un solo motivo per considerare il simbolo della nostra fede come un’offesa agli altri, ma perché in una società che si secolarizza sempre di più questo appellarsi alla legge non sarebbe compreso. È indispensabile invece – come osserva la signora Micotti – che i cristiani diano testimonianza al mondo della loro fede nel Risorto.