Crocifisso nei luogi pubblici, continua il dibattito
Riprendo in mano la penna per un argomento all’ordine del giorno: il rientro del crocifisso nelle scuole. Non voglio entrare nella diatriba politica e «culturale» che strapazza il crocifisso di qua e di là, prima da sinistra ora da destra. Dubito che il crocifisso, simbolo dell’amore universale e del trionfo sulla morte, sia davvero vissuto così come si dovrebbe nella nostra società e nel mondo: in 2000 anni troppe volte è stato usato impropriamente e scandalosamente. Comunque credo che a Dio non importi niente che il crocifisso sia appeso o meno nelle aule scolastiche e dei Tribunali.
Capisco e condivido il disappunto del signor Biancalana per l’ipocrisia con cui si arriva a giustificare la rimozione dei crocifissi dai luoghi pubblichi «per non offendere» sensibilità e fedi altrui, ma ripeto che come cristiani sbaglieremmo a lanciare una sorta di crociata per la rigida applicazione di leggi e regolamenti che risalgono ad un’altra stagione storica (e allora avevano una loro giustificazione). Non perché lo ripeto ci sia un solo motivo per considerare il simbolo della nostra fede come un’offesa agli altri, ma perché in una società che si secolarizza sempre di più questo appellarsi alla legge non sarebbe compreso. È indispensabile invece come osserva la signora Micotti che i cristiani diano testimonianza al mondo della loro fede nel Risorto.