Cos’ha di «audace» l’attentato di New York?

Caro Direttore,appena aperta la seconda pagina del n. 42, sono colpito dalla didascalia sotto la fotografia delle due torri di New York: come si fa ad usare l’aggettivo «audace» per qualificare un atroce attentato terroristico nel quale sono morte qualche migliaio di innocenti?

Spero che vorrete spiegare ai vostri lettori che qualche volta succede una scelta infelice di parole, ma che non era questo che volevate sottolineare.

Piero CavalcaselleFigline Valdarno (Fi)

TOSCANAoggi ha già dedicato agli attentati dell’11 settembre e agli avvenimenti che ne sono derivati oltre 40 pagine. Qual è il nostro giudizio mi sembra che dovrebbe essere ben chiaro, al di là di una semplice didascalia. Comunque, visto che il lettore ci spinge sul piano della filologia, gli consigliamo di consultare un buon dizionario. «Audace» viene dal latino «audeo» e indica perciò «colui che osa» sia in senso positivo che negativo: in senso positivo è l’«ardito», il «coraggioso» e il «risoluto»; nell’altro senso, invece, è l’«arrogante», l’«imprudente», lo «sfacciato» (e per questo cataloghiamo come «audace» anche la generosa scollatura di una signora). Per quanto ci riguarda abbiamo usato l’aggettivo contestato nel senso di «un’azione che mai nessuno aveva osato prima».