Con chi protestare per la cattiva tv
Mia moglie, per problemi di deambulazione e di età, guarda spesso i programmi tv della Rai. Alcune volte vorrebbe protestare, ma non sa come intervenire telefonicamente. Le proteste scaturiscono da varie ragioni: programmi, frasi, parole, ma anche per la brutta abitudine di alcuni intervistatori di fare domande per poi interrompere a metà le risposte degli intervistati. Che numero deve fare per telefonare in questi casi? Credo che il problema interessi non pochi lettori.
Ma ci si può rivolgere anche ad altre organizzazioni come il Consiglio nazionale degli utenti (Via Isonzo 21/b – 00198 Roma, telefono 06.69644285 – 06.69644286, fax 06.69644954, email webcnu@agcom.it) oppure al Comitato media e minori (presso Ministero delle Comunicazioni, Viale America, 201 – 00144 Roma, telefono 06 5444 7513, fax 06 5444 7515, email comitato.minori@sviluppoeconomico.gov.it) o ancora all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Centro direzionale, Isola B5 – 80143 Napoli, telefono 0817507111 – 0817507899, fax 0817507616). Ci si può rivolgere anche al proprio Comitato regionale per le comunicazioni (quello toscano risponde al numero 055 2387880).
Quindi, caro Bologni, suggerisco a sua moglie di rivolgersi direttamente all’Aiart al numero di telefono indicato: 06 7808367. Ma se vuole rivolgersi direttamente alla Rai, come mi sembra di capire, le dò i numeri della direzione generale (06 36864000) e dei direttori di rete: RaiUno 06 36865747RaiDue 06 36864928RaiTre 06 36865073.
Queste indicazioni, ovviamente, si limitano alla possibilità di protestare contro certi programmi. Prima ancora, però, c’è il problema dell’«educazione» dei telespettatori. La cattiva tv esiste perché viene premiata dagli ascolti, generalmente tutt’altro che critici.
C’è anche da dire che accanto alla cattiva esiste anche la buona tv, quella spesso fatta da alcune emittenti locali, in particolare quelle di ispirazione cattolica che Papa Francesco ha ringraziato personalmente, ripetendolo più volte, nell’udienza del 22 marzo e di cui abbiamo parlato nel numero scorso.
Andrea Fagioli