Chiude il Giornale della Toscana aprono i negozi compro oro
Ha chiuso i battenti il «Giornale della Toscana», brutta notizia. Un paese dove ogni giorno aprono ovunque i negozi «compro oro» e chiudono le redazioni dei giornali è un paese destinato a impoverirsi. Il mio pensiero va ai dipendenti e alle loro famiglie. Certo, difendere il pluralismo dell’informazione è un valore da cui non possiamo prescindere, anche cominciando a riflettere bene sui casi di uso bizzarro dei soldi pubblici ai partiti.
Sono in molti in questi giorni ad aver espresso solidarietà ai dipendenti del «Giornale della Toscana» e a lanciare l’allarme sulla situazione dei giornali nella nostra regione alla luce anche della precedente chiusura del «Corriere di Firenze». Non è un gran momento per la carta stampata. E non solo qui da noi. Ma non è un gran momento nemmeno per le televisioni e l’editoria in genere. L’informazione sta passando attraverso altri canali. È aumentata, ma non è migliorata. È tempestiva, ma non è riflessiva. Certo è che siamo di fronte a una vera e propria emergenza. Lo ha ammesso anche il presidente della Regione, Enrico Rossi. E speriamo che la Regione si muova in proposito: in modo diretto e per fare pressione sul Governo nazionale. Lo diciamo anche al nostro interlocutore nella sua qualità di consigliere regionale, visto che tira in ballo l’«uso bizzarro dei soldi pubblici ai partiti» mentre si tagliano i fondi per l’editoria dopo aver aumentato le tariffe postali. «In queste condizioni – lo scrivevamo qualche tempo fa – molte testate saranno costrette a chiudere. Molte altre dovranno tagliare gli organici e ridurre la fogliazione». Purtroppo, insieme a tanti altri del settore, siamo stati facili profeti.
Andrea Fagioli