Caro Direttore,in mezzo a questa campagna elettorale europea, fatta solamente di fotografie (non tutte attraenti) e di slogan (non tutti comprensibili), m’è venuto fatto di osservare che molti candidati (e per giunta i più illustri) in realtà son finti; perché, anche se saranno votati, non accetteranno l’elezione perché il mandato parlamentare europeo è incompatibile con gl’incarichi che attualmente occupano qui in Italia. Poco male, tu mi dirai: basterà che ognuno di questi eletti ineleggibili lasci il suo posto libero per il primo degli esclusi. Già; ma facendo così risulterà eletto chi non sarà stato votato. Insomma, se qualcuno resterà buggerato da tutta questa sceneggiata sarà proprio il Popolo sovrano, al quale tutte quelle facce sorridenti chiedono il voto per adoprarlo poi a favore di chi da sé solo non ce la farebbe mai a essere eletto. Sia ben chiaro: non mi meraviglia la trovata furbastra; mi preoccupa piuttosto che nessuno (o quasi) l’abbia fatta notare. O son io troppo schizzinoso?Umberto SantarelliFirenzeE’ vero, caro Umberto. Molti che, sorridenti e rassicuranti, chiedono il voto per il Parlamento europeo sono in realtà candidati civetta: sono in lista solo per acchiappar suffragi, ma se eletti, con ogni probabilità alcuni certamente , si dimetteranno, lasciando il posto ai primi dei non eletti. Si tratta infatti di persone che in Italia ricoprono incarichi che sono incompatibili con il mandato europeo. Incompatibilità che si è recentemente ampliata e comprende, oltre al Presidente del Consiglio, ministri, parlamentari, sindaci di grandi città, consiglieri regionali. Ed è giusto che sia così, anche per evitare che il doppio incarico finora prerogativa tutta italiana determini un’assenza quasi sistematica dai lavori di Strasburgo. Anzi, secondo alcuni, per evitare tutto ciò sarebbe opportuno stabilire per legge che chi ricopre determinati incarichi non possa candidarsi, se prima non si è dimesso.Ma qual è la «logica» di queste candidature, per così dire, a vuoto? Il fatto è che anche le elezioni europee si sono caricate di un significato improprio: la conta tra i due schieramenti ed anche, e soprattutto, all’interno degli schieramenti stessi. Col sistema proporzionale infatti quello con cui voteremo alle Europee emerge il vero peso elettorale di ogni partito. Servono quindi nomi di massimo richiamo. Tutto dunque nell’ottica italiana e questo spiega anche lo scarso dibattere su temi europei.Eppure l’elettore avrebbe in mano una carta vincente. Far proprio il suggerimento di alcune associazioni: votare, all’interno della lista prescelta, solo quei candidati che danno garanzia di voler davvero impegnarsi a Strasburgo. È la forza del voto di preferenza e i partiti (tutti o quasi) lo temono: tanto è vero che nella nuova legge elettorale regionale, approvata nei giorni scorsi a larghissima maggioranza, è stato abolito. Meglio non correre rischi!