Biagi e la lite con la Chiesa
Il giornale torinese titolava il lungo e dettagliato servizio con queste parole: «Il giorno in cui Biagi litigò con la Chiesa». Altro titolo stava con minore evidenza in testa alla prima pagina e recitava testualmente così: «Esclusivo: i documenti dello scontro tra il professore assassinato e i delegati del ministero del lavoro della Santa Sede».
Lo spazio limitato che è giustamente riservato alla posta col Direttore, m’impedisce di affrontare partitamente il tema, però, pur non avendo la pretesa di insegnare nulla, inviterei gli Ecc.mi Vescovi ed i cattolici toscani a fare una meditazione sul servizio. Non solo, ma un riesame accurato del tema e dei problemi connessi alla tormentata questione della riforma dello statuto dei lavoratori, documento che ha ormai superato i trenta anni di vita e risente visibilmente di una componente ideologica che al momento della sua approvazione mirava, senza ipocrisie, alla demonizzazione o se si preferisce alla demolizione del sistema economico che bene o male ha preservato l’occidente dai disastri e dalla disperata rovina economica che ha colpito i paesi totalitari e marxisti.
È pur vero che il capitalismo o il liberismo selvaggio non vanno d’accordo con il profondo insegnamento evangelico e, ad onor del vero, neppure con l’etica laica di una società giusta.
Ciò che avviene nel mondo occidentale con l’estendersi della caratterizzazione finanziaria dell’economia è prova indiscussa di responsabilità gravi pagate dalle perdite talvolta irreparabili dei risparmiatori, vittime di criminali truffe. Il mondo cattolico apra gli occhi perché a qualcuno sorride l’idea di coinvolgere la Chiesa in responsabilità analoghe a quelle che stanno turbando i sonni della sinistra estrema e violenta di cui è ormai parte il più intransigente ed arrogante sindacato.