Berlusconi, il 9 settembre e le sorti del Governo Letta
Egregio direttore, recentemente ho «scoperto», sul sito Vino Nuovo, il dibattito avviato dal vaticanista Aldo Maria Valli sul rapporto fra berlusconismo, cattolici italiani e Chiesa cattolica. L’invito animatore di quella discussione, rivolto ai cattolici coinvolti e compromessi in quell’avventura politica, li sollecita a fare un esame di coscienza, analizzando quella infausta esperienza (è un mio giudizio, surrogato peraltro dai risultati disastrosi per le condizioni della stragrande maggioranza degli italiani) alla luce dei contenuti della Dottrina sociale della Chiesa.
Cattolico il Berlusconi, cattolici gran parte dei suoi sostenitori, ma tutti sovranamente ignoranti dei principi e dei valori proclamati dalla Dottrina sociale della Chiesa, o, peggio ancora, consapevolmente incoerenti nella incarnazione della politica come servizio e alta forma di carità. Uso della politica, del Governo e del Parlamento per il proprio tornaconto personale e scandalosi comportamenti affossatori della dimensione morale ed educativa della rappresentanza politica: queste alcune realtà della vicenda berlusconiana generatrici di inquietanti interrogativi che avrebbero richiesto e richiederebbero tuttora risposte coerenti dalle coscienze cattoliche e anche dalla Chiesa istituzione. Questo «cursus» politico si arricchisce oggi di una condanna penale definitiva che fa di Berlusconi un pregiudicato.
E cosa fa Toscana Oggi del 1° settembre? Pubblica un editoriale di Domenico Delle Foglie che invoca una mediazione politica che non metta in crisi il Governo Letta e non mandi il Paese alle elezioni. Un auspicio che, se ispirato a coerenza e verità, doveva completarsi con un cristiano invito al pregiudicato Cavaliere a farsi da parte (come avviene in tutti i Paesi non autoritari), salvaguardando nel contempo quelle larghe intese, oggi tanto necessarie. Enunciata così, invece, la sospirata mediazione politica ha il solo esito obbligato del «teniamoci il pregiudicato». Ma allora bisognava dirlo chiaro, tentando temerariamente di conciliare machiavellismo e testimonianza cristiana in politica.
Carissimo Mandorli, non sono d’accordo sulla valutazione circa l’editoriale di Toscana Oggi. Non mi sembrava assolutamente che dicesse «teniamoci il pregiudicato». Diceva piuttosto che non è più possibile continuare a parlare e discutere solo di Berlusconi e quindi continuare, nonostante tutto, a far dipendere tutto da lui, comprese eventuali elezioni che in questo momento, con questo sistema elettorale, sarebbero deleterie e rischierebbero appunto, ancora una volta, di trasformarsi in un giudizio pro o contro Berlusconi senza poi garantire una maggioranza certa tra Camera e Senato. Si parlava anche per questo di una politica che rischia di rimettere «le lancette all’indietro», di non essere capace non solo di guardare al futuro, ma neppure al presente, ovvero a un Paese che ha estremamente bisogno di governabilità e di riforme a partire proprio dalla legge elettorale. In questo senso l’editoriale di Delle Foglie auspicava una mediazione politica che non mettesse in crisi il Governo Letta. Invece siamo qui ad aspettare il 9 settembre, giorno in cui, dopo il prevedibile (e giusto a mio giudizio) voto favorevole alla decadenza del condannato Berlusconi, le sorti del Governo (e di conseguenza dell’Italia) dipenderanno ancora una volta da lui.
Andrea Fagioli