Berlusconi e i valori cristiani

Caro Direttore,ho letto i vari pareri espressi dai lettori sotto il titolo «Berlusconi e i valori cristiani/1-2-3». Non so che numero progressivo potrà essere assegnato a questa mia, ma mi sento di dover esprimere anch’io un parere. Certo è che una figura come quella del Cavaliere non può lasciare indifferente chi ha un minimo di senso della res publica. È una figura che divide ed è destinata a dividere le coscienze. Due sono le interpretazioni teoriche, necessariamente in bianco e nero (le sfumature di grigio non sono applicabili a questo quadro): a)siamo di fronte a un galantuomo sceso in politica perché preso da irrefrenabile sollecitudine per le sorti della Patria, e per tale motivo perseguitato nei modi più vili da oscure forze che si rifanno al più bieco comunismo italiano e internazionale; b) siamo di fronte ad un grosso imprenditore che ha perseguito i propri fini di lucro sconfinando ampiamente nell’illecito, e che, con mossa audace, si è messo in politica con l’intento di sfuggire ai giudizi pendenti su di lui e i suoi accoliti, e di modificare gli equilibri socio-economici del Paese a tutto vantaggio dei ceti più forti economicamente.Fin qui la teoria. Scendendo nella pratica bisogna pur lasciar parlare i fatti: gli atti compiuti o proposti da questo governo danno la sensazione di andare tutti in direzioni ben precise, che prevedono la legittimazione di pratiche normalmente considerate reato (depenalizzazione del falso in bilancio, della turbativa d’asta); la creazione di ostacoli alla possibilità di perseguire efficacemente certi reati (limitazioni formali imposte con effetto retroattivo alle rogatorie internazionali, opposizione all’inclusione nel mandato di cattura europeo di tutta una serie di reati per un periodo sufficiente ad arrivare alla loro prescrizione); la premiazione di fatto di pregressi comportamenti illeciti (rientro praticamente indolore dei capitali illecitamente costituiti all’estero); il trattamento fiscale di favore nei confronti dei più abbienti (eliminazione della tassa di successione estesa ai patrimoni multimiliardari, drastiche riduzioni dell’aliquota irpef soprattutto per i redditi più elevati); la delegittimazione di diritti per le persone (soppressione della giusta causa per i licenziamenti, legge sull’immigrazione che, rendendo improbabile la regolarizzazione, di fatto incrementerà anche qui l’illegalità). E, a proposito dell’ormai proverbiale «meno tasse per tutti», ricevo proprio oggi dall’Ente erogatore della mia pensione il prospetto della tassazione 2002 che recita testualmente: «…la tassazione sarà operata con le stesse aliquote del 2001, ciò in quanto l’attuale legge finanziaria ha sospeso per il corrente anno la riduzione delle aliquote previste dalla precedente legge finanziaria…» Nel mio piccolo avrò un aggravio di circa 78 Euro di sola Irpef, sperando che non escano fuori altri ticket e balzelli di cui già si è vociferato. Mi sembra quindi evidente l’incompatibilità con i Valori Cristiani di un personaggio come il cavaliere, che, nell’ipotesi più benevola, si può classificare come esponente delle teorie (e purtroppo delle pratiche) neoliberiste più disinvolte, le quali, anche nelle loro forme più legalitarie, sono state spesso criticate dalla Chiesa ai suoi livelli dottrinali più elevati. Con questo non vuol costituire una distinzione fra i «buoni cristiani» contrari al cavaliere, e i «cattivi» che lo osannano. Probabilmente è solo questione di sensibilità verso certi temi, e la sensibilità, come il coraggio di Don Abbondio, uno non se la può dare.Andrea GoriPrato

Con questo quarto intervento i nostri lettori si sono divisi perfettamente a metà (due a favore e due contro) sulla tesi che il leader della Casa delle Libertà possa essere considerato un difensore dei valori cristiani in politica, a dimostrazione di quanto sia opinabile la questione. Per quanto ci riguarda rimandiamo a quanto scritto sul n. 11 in risposta alle prime tre lettere. Aggiungiamo soltanto che il dibattito potrà continuare su un apposito forum.