Bandiere della pace troppo politicizzate
E quella missione di anni fa in Kosovo, Arcobaleno, che a qualcuno ha portato tanti dispiaceri? Una semplice coincidenza? È stato alquanto disgustoso vedere queste «bandiere arcobaleno» inalberate su alcune chiese, conventi, seminari, sempre offerte a «soli» 5 euro spesso dalle stesse persone che poi, guarda caso, rivedi ancora nei cortei che chiedono libertà per la droga, libertà per l’omossessualità e affini…
Queste bandiere le ho trovate fortemente politicizzate e molto di parte, quasi che la vera pace sia soltanto il prodotto magico di una manifestazione di piazza contro qualcuno, una manifestazione che per molti giovani finisce quasi sempre con grandi abbuffate di pizze e grandi bevute di birra, dimenticando forse che prima dobbiamo cambiare il nostro cuore dall’interno.
Non c’è dubbio come ci ricordavano anche i Vescovi toscani nel loro recente messaggio che per un credente il primo impegno per la pace è quello alla conversione personale, alla preghiera e alla penitenza. Tutto il resto viene dopo. Ma gli stessi Vescovi ci invitavano anche «a manifestare con franchezza ai membri del Parlamento e del Governo il profondo desiderio di pace, di giustizia e di democrazia del nostro popolo e di tutti i popoli del mondo». L’esposizione della bandiera della pace può essere un segno esteriore di questo «profondo desiderio di pace»? Penso di sì, pur con tutti i suoi limiti e so di diocesi, come quelle di Fiesole e di Lucca, che l’hanno apertamente incoraggiato. La campagna sull’esposizione della «bandiera della pace» fu lanciata dal comboniano Alex Zanotelli il 15 settembre scorso a Bologna, durante il «Giubileo degli oppressi», anche se poi è stata fatta propria da un nutrito gruppo di associazioni e movimenti cattolici e non-violenti. La bandiera arcobaleno è un simbolo che venne importato in Italia da Aldo Capitini, fondatore del movimento nonviolento, nonché ideatore della prima marcia Perugia-Assisi, che l’aveva vista utilizzata dai pacifisti inglesi. Da allora è stata utilizzata in molte iniziative di pace di volontari italiani all’estero (a Sarajevo, in Iraq, in Kosovo, nella Repubblica Democratica del Congo…), ma non ha niente a che vedere con l’«Operazione Arcobaleno» in Albania. Quanto alle obiezioni del nostro lettore, mi sembra fuori luogo quella che collega la bandiera alla new age, anche perché l’arcobaleno è il simbolo che la stessa Bibbia descrive per indicare il patto tra Dio e l’uomo dopo il diluvio. Più fondata, invece, quella sulle possibili speculazioni di tipo economico (il prezzo giusto è sui 4-5 euro). Le associazioni che la diffondono, però, ne utilizzano gli utili per interventi sociali. Possibile anche una strumentalizzazione di tipo politico, anche se francamente non mi sembra che sia un «segno di parte», come dimostra il fatto che è stata adottata da enti locali di ogni colore politico.