Art. 18, sindacato diviso
È improduttivo e controproducente il modo come affronta il problema il ministro Maroni (politica dei piccoli passi destrutturanti che altro è la posizione sull’art. 18?; uso della legge come strumento sostitutivo del negoziato tra le parti su mandato o concessione di fatto della Confindustria?; tentativi reiterati di dividere le tre confederazioni sull’obiettivo dei diritti soprattutto traguardando la necessità e l’urgenza tutta imprenditoriale di indebolire il sistema previdenziale pubblico a favore di quello privato ad esclusivo beneficio di una delle parti in causa e riducendo gli spazi conquistati in anni di lotte dai lavoratori).
Le diversità di approccio (ma stessa esigenza di tutela dei lavoratori, garantiti e non) non è di oggi, ma la grande difficoltà di accordo sugli obiettivi e/o sulle tappe intermedie per raggiungerli deriva da una marcata diversità di progettazione sul come raggiungerli e con quale scansione operativa.
Certamente nessuno può arrogarsi il diritto di giudicare «inaffidabile» sugli obiettivi, individuati concordemente, chi ha una diversa opinione sul come procedere in termini di lotte ed ha una diversa valutazione sugli spazi negoziali praticabili. Giustamente questo modo di procedere, presente sia nell’intervento di Cofferati sia in quello di Epifani, è arrogante prima che presuntuoso. Ben ha fatto Pezzotta a spedirceli senza tante cerimonie come ben fece la Cisl di Carniti sulla scala mobile. Il problema ora è recuperare non l’unità sull’obiettivo che è ancora comune alle tre confederazioni ma sul modo di raggiungerlo.
È un altro dei momenti difficili del sindacato. Ma sarà bene che nessuno dimentichi che conta nell’insieme da 10 a 11 milioni di iscritti e, da quanto detto numeri alla mano regionalmente da Gianni Salvadori (segretario Cisl toscana), in fase di ulteriore consolidamento.
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