Al Maggio scene non adatte ai bambini, protestano i genitori
Gentile Direttore, un gruppo di genitori di coristi delle Voci Bianche del Maggio Musicale Fiorentino sono rimasti alquanto perplessi della scelta fatta dalla Direzione del Teatro di abbinare ad un’opera quale «I Pagliacci» di R. Leoncavallo, un’opera commissionata ex novo ad un giovane compositore Riccardo Panfili e ad una giovane regista, Elisa Fuksas: l’opera si intitola «Noi, 2, 4» e tratta, come recita il libretto dell’opera edito dal Maggio, tale, scabroso tema: «Una coppia: Eva e Niccolò, importante uomo politico, si amano ancora dopo 10 anni di matrimonio, ma la donna come antidoto alla noia delle relazioni» e per curiosità del nuovo propone al marito di iscriversi entrambi ad un sito di incontri on-line….». Ora noi ci chiediamo: è corretto chiedere, in tale contesto, la partecipazione di tre fanciulli tra i 10 e gli 11 anni, di cui uno sta sul palcoscenico, senza peraltro avvisare prima le famiglie del contenuto dell’opera? È corretto mandare in onda video con nudi, simulare amplessi erotici in scena e usare un linguaggio volgare, fatto di «culi» e di «seni»? Infine: sarebbe stato corretto avvisare il pubblico pagante, fra cui tutte le famiglie dei coristi (che pagano sia l’Accademia di Formazione che gli spettacoli) e che accorrono con fratelli e parenti minorenni per vedere «I Pagliacci», che lo spettacolo iniziale era quantomeno da vietare ai minori di 14 anni? Si poteva tranquillamente stare fuori ed entrare per l’inizio dei Pagliacci, invece di sorbirsi uno spettacolo noioso e indecente. Speriamo che questa lettera possa far riflettere la Direzione del Teatro verso scelte più consone alla Cultura alta della nostra Città, senza chinarsi a logiche mondane.
Un gruppo di genitori di coristi del Coro delle Voci Bianche del Maggio Musicale Fiorentino
Questa è la lettera che un padre ha inviato alla direzione del Maggio a nome di altri genitori
Egregio Direttore, mi chiamo Marco Lantieri e sono il papà di Matteo, una delle voci bianche del Maggio Musicale. Dopo essermi confrontato con mia moglie Elena, mi sono deciso a indirizzarLe alcune considerazioni a margine della visione di «Noi, due, quattro», anche a nome di Santos Saavedra Tocto e Alessia Lenzi, genitori di Manuel Francesco, impegnato con Matteo e un altro corista nella produzione dell’opera.
Venerdì 20 settembre ci siamo recati a teatro e mai avremmo creduto, alla fine del primo tempo, di doverci vergognare con noi stessi per aver permesso che i nostri figli fossero coinvolti nella produzione di uno spettacolo dal contenuto amorale e dai contorni pornografici. Le assicuriamo che se avessimo conosciuto in anticipo l’argomento e l’allestimento dell’opera avremmo scelto diversamente. L’Accademia di cui Lei è direttore generale dichiara di essere un centro di alta formazione e di voler perseguire la promozione e la diffusione della cultura musicale tra le nuove generazioni; proprio per questo l’abbiamo scelta per i nostri figli. Ci permettiamo, però, di farle notare che la formazione dei giovani in qualunque ambito essa venga attuata non può essere disgiunta da un’attenzione particolare anche alla loro formazione umana. Limitarsi ad essere istruttori di tecniche e trasmettitori di nozioni vuol dire scegliere di abdicare all’autentico ruolo di educatori, che non può non coinvolgere anche la sfera dei valori umani. Cordiali saluti
Marco Lantieri
Non è facile rispondere a lettere di questo genere senza aver visto lo spettacolo di cui si parla. Ma poiché sono circostanziate e firmate, almeno la seconda, da alcuni genitori preoccupati (ce ne fossero…) per l’educazione dei loro figli, oltre a girare le stesse alla direzione del Teatro del Maggio, in attesa di una risposta ufficiale, mi limito a segnalare che esse toccano un tema alquanto attuale.
I nostri figli, quelli del nuovo millennio, fin da piccoli sono costretti a crescere molto, troppo, in fretta in una società che dà tutto per scontato. Principi, una volta al centro del vivere quotidiano dove il rispetto per certi argomenti causava per la verità anche scelte sbagliate, oggi sono stati cancellati.
Non siamo, e non saremo mai, i fautori di un ritorno alla censura. Lo stesso Papa Francesco, e prima di lui Giovanni Paolo II, ci hanno insegnato come i cristiani possono vivere anche la loro affettività. Forse sarebbe bene che noi grandi ci fermassimo un attimo e ci chiedessimo dove stiamo andando, quale società vogliamo costruire e lasciare ai nostri figli.
Tutto e subito non è mai un bene, meno che mai lo è per il sesso fatto vivere a chi ancora non ha gli strumenti per giudicare, o meglio per crescere.
Domenico Mugnaini
Il Maggio si scusa: abbiamo sbagliato ma mai scaduti in volgarità
Gentile direttore,
la ringrazio per offrirci l’opportunità di poter rispondere alle due lettere che ha ricevuto da alcuni genitori dei giovani cantori del Coro di voci bianche del Maggio Fiorentino a proposito delle loro perplessità sull’opera «Noi, due, quattro». Alla data della pubblicazione della lettera tuttavia – e ciò vale dire proprio il giorno prima, il 25 settembre – un comitato composto da 6 genitori ha incontrato il coordinatore artistico del Maggio, il maestro Pierangelo Conte, il direttore generale dell’Accademia, Luca Ioseffini, e il coordinatore artistico dell’Accademia, il maestro Gianni Tangucci e il sottoscritto. L’incontro è stato pacato, civile, chiaro e ha visto i genitori e il Teatro e l’Accademia confrontarsi apertamente e in uno spirito di rispetto, consonanza e collaborazione e soprattutto teso a garantire il percorso di formazione culturale e umana dei giovani coristi.
Con le sue produzioni il Maggio cerca di offrire spunti diversi… di proporre qualcosa che se visto nella sua globalità offra uno spaccato della realtà il più ampio possibile. Cavalleria Rusticana e Pagliacci di solito vengono eseguiti assieme, il Maggio ha inteso questa volta «spacchettarli» e proporli in maniera curiosa e stimolante. Nell’accostare un titolo a Pagliacci abbiamo pensato a un tema collegato al perdono – un tema tra l’altro presente nel Vangelo (Luca 7,47) così citato nel libretto: «Chi tanto ha amato, tanto sarà perdonato» – e l’accostamento è stato pensato perché nella prima parte (nell’opera contemporanea) il tradimento che coinvolge la coppia viene perdonato mentre nella seconda, in Pagliacci, il tradimento sfocia in un doppio omicidio in tutta la sua durissima drammaticità. La logica del perdono che fa parte della prima opera è stata declinata nel libretto da Elisa Fuksas che ha avuto diversi svolgimenti di stesura… C’è stata la massima attenzione anche se certamente è rimasta qualche parola frequentemente riferibile a un uso come da «slang» colloquiale e non elegante, è vero… Abbiamo voluto che non ci fosse mai nessun imbarazzo da parte dei bambini impegnati. Abbiamo chiesto e controllato che il personaggio di Lucio, l’unico bambino sul palcoscenico, fosse assolutamente non in prospettiva con le scene e non interagisse minimamente con le azioni mimate da due danzatori che si esprimevano tuttavia dietro a un telo vestiti e in controluce, e non assistesse neppure alla visione del corpo femminile del quale si intravvede un seno. Altrettanto vale per le altre due voci bianche che hanno cantato in quinta. La nostra intenzione era quella di preservare i bambini – bravissimi tutti e tre – e siamo certi di esserci riusciti e abbiamo fatto sì che loro non fossero in scena nei momenti «critici» che sono stati citati nella lettera. …. Sicuramente non ci «chiniamo a logiche mondane» e in questo caso abbiamo voluto costruire un dittico nel quale il tema del tradimento sfociasse in un’opera nel perdono in una, e nell’altra nella tragedia per contrapporle; ci siamo riusciti? Auspichiamo di sì.
Nell’incontro coi genitori abbiamo capito che non è stato messo in discussione il tema o i temi che quotidianamente sono sotto gli occhi di tutti ma l’allestimento che non è risultato «tradizionale, gradevole, grazioso» definito «fuori dalle regole» e, anche se i bambini coinvolti non fossero stati partecipi, il pubblico, tra cui altri giovanissimi, impreparato alla trama è rimasto perplesso, sorpreso e a disagio davanti alla messa in scena. Il Maggio si è scusato con i genitori… e lo ribadisce ora ai lettori: se qualcuno si è potuto turbare per delle parole del libretto o per delle scene, d’altro canto però quello che è stato proposto non raggiunge mai la volgarità gratuita e scontata di una quotidianità (televisiva, pubblicistica, o di strada). E non c’è stata pornografia… e non siamo scaduti nella volgarità.
Paolo Klun