Una nuova assunzione di responsabilità nei confronti del creato

DI ANDREA DRIGANI

Mercoledì 26 agosto Papa Benedetto XVI, nel corso dell’udienza generale, ha ricordato che la terra è un dono prezioso del Creatore il quale ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, dandoci così i segnali orientativi a cui attenerci come amministratori della sua creazione. Ed è proprio a partire da questa consapevolezza – ha continuato il Pontefice -che la Chiesa considera le questioni legate all’ambiente ed alla sua salvaguardia intimamente connesse con il tema dello sviluppo umano integrale. La Chiesa – ha aggiunto Benedetto XVI – non solo è impegnata a promuovere la difesa della terra, dell’acqua e dell’aria, ma si adopera per proteggere l’uomo contro la distruzione di se stesso. Non è forse vero – si è chiesto il Papa – che l’uso sconsiderato della creazione inizia laddove Dio è emarginato o addirittura se ne nega l’esistenza ? Se viene meno il rapporto della creatura umana con il Creatore, la materia è ridotta a possesso egoistico, l’uomo ne diventa «l’ultima istanza» e lo scopo dell’esistenza si riduce ad essere un un’affannata corsa a possedere il più possibile.

La protezione dell’ambiente – ha detto ancora il Pontefice – la tutela delle risorse e del clima richiedono che i responsabili internazionali agiscano congiuntamente nel rispetto della legge e della solidarietà, soprattutto nei confronti delle regioni più deboli del pianeta. Insieme – ha affermato Benedetto XVI – possiamo costruire una sviluppo umano integrale a beneficio dei popoli, presenti e futuri, uno sviluppo ispirato ai valori della carità nella verità. Perché ciò avvenga – ha osservato il Papa – è indispensabile convertire l’attuale modello di sviluppo globale verso una più grande e condivisa assunzione di responsabilità nei confronti del creato: lo richiedono non solo le emergenze ambientali, ma anche lo scandalo della fame e della miseria. «Altissimo, onnipotente bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et omne benedictione…Laudato si’, mi’ Signore cum tucte le tue creature». Così san Francesco, anche noi – ha concluso il Pontefice – vogliamo pregare e vivere nello spirito di queste parole.