Un «nuovo femminismo» che impregni la cultura di rispetto per vita

DI ANDREA DRIGANI

Papa Benedetto XVI ha inviato una lettera al cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della pace, che ha organizzato il 20 ed il 21 marzo la prima conferenza internazionale sul tema: «Vita, famiglia, sviluppo: il ruolo delle donne nella promozione dei diritti umani». Il Papa esordisce ricordando il suo predecessore Giovanni Paolo II che, nell’Enciclica «Evangelium vitae», esortava a un nuovo «femminismo» in grado di trasformare la cultura impregnandola di un rispetto risoluto della vita. Ogni giorno – scrive il Pontefice – apprendiamo nuovi modi per compromettere la vita, in particolare nelle sue fasi più vulnerabili. Sebbene la giustizia richieda che vengano denunciati come violazione dei diritti umani, essi devono anche suscitare una risposta positiva e fattiva. Il riconoscimento e l’apprezzamento  del disegno di Dio per le donne nella trasmissione della vita e nell’educazione dei figli – continua il Papa – sono un passo costruttivo. Inoltre, data l’influenza notevole delle donne nella società, bisogna incoraggiarle a cogliere l’opportunità di sostenere la dignità della vita attraverso il loro coinvolgimento nella formazione e nella partecipazione alla vita politica e civile.

Avendo infatti ricevuto dal Creatore – prosegue Benedetto XVI – la «capacità» unica «per l’altro», le donne devono svolgere un ruolo cruciale nella tutela dei diritti umani perché senza la loro voce il tessuto sociale risulterebbe indebolito. Il genio femminile nel mobilitare e nell’organizzare dota le donna di abilità e motivazioni per sviluppare reti in continua espansioni volte alla condivisione di esperienze e alla produzione di nuove idee. Il Pontefice ha poi invitato a correggere qualsiasi malinteso secondo cui il cristianesimo sarebbe solo un insieme di comandamenti e di proibizioni. Il Vangelo – afferma il Papa – è un messaggio di gioia che incoraggia uomini e donne a godere dell’amore sponsale. Lungi dal reprimerlo, la fede e l’etica cristiana lo rendono sano, forte e autenticamente libero. Questo – conclude Benedetto XVI – è il significato esatto dei dieci comandamenti: non solo una serie di «no», ma un grande «si» all’amore e alla vita.