Testimoniare la Croce invece della mondanità del diavolo

Mercoledì 13 marzo il cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran, dalla Loggia della Basilica Vaticana, ha annunciato al popolo in attesa l’avvenuta elezione del nuovo Pontefice: il cardinale Jorge Mario Bergoglio che ha assunto il nome di Francesco. Papa Francesco, nelle sue prime parole, ha voluto ricordare che il compito del Conclave è quello di dare un vescovo a Roma. Infatti, secondo la tradizione teologica e canonica, il Vescovo della Chiesa di Roma, in cui permane l’ufficio concesso dal Signore singolarmente a Pietro, primo degli Apostoli, e che deve essere trasmesso ai suoi successori, è capo del Collegio dei Vescovi, Vicario di Cristo e Pastore qui in terra della Chiesa universale.

Papa Francesco, dopo aver invitato a pregare per Benedetto XVI, ha rammentato che la Chiesa di Roma «presiede nella carità tutte le Chiese». Con questa citazione si è voluto riferire a un testo cristiano antichissimo, quello di Sant’Ignazio d’Antiochia, l’intrepido vescovo che subì il martirio proprio a Roma (fu dato in pasto alle belve) al tempo dell’imperatore Traiano. Incominciamo un cammino – ha aggiunto il Pontefice – che deve essere di fratellanza, di amore e di fiducia reciproca. Prima di impartire la Benedizione Apostolica Urbi et Orbi ha chiesto la preghiera del popolo perché il Signore benedica il nuovo vescovo di Roma.

Il giorno dopo, giovedì 14 marzo, Papa Francesco ha presieduto, nella Cappella Sistina, la concelebrazione con i cardinali elettori. All’omelia, commentando le tre letture previste dalla liturgia, ha notato che avevano qualcosa in comune: il movimento. Il movimento nel cammino, il movimento nell’edificazione della Chiesa, il movimento nella confessione. La nostra vita è un cammino – ha detto il Papa – e quando ci fermiamo, non va bene. Bisogna camminare sempre, nella luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo. Siamo chiamati ad edificare la Chiesa, poiché dovremmo essere pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo, poiché la Chiesa la si può costruire soltanto su quella pietra angolare che è lo stesso Signore. Si può camminare quanto si vuole ed edificare tante cose, tuttavia – ha aggiunto il Pontefice – se non confessiamo Gesù Cristo, cioè se non lo proclamiamo e non lo testimoniamo, diventeremo come una organizzazione internazionale privata di natura assistenziale, ma non la Chiesa. A tal proposito gli è sovvenuta una frase dello scrittore francese Leon Bloy (1846-1917): «Chi non prega il Signore, prega il diavolo».

Osservando che quando non si dichiara Gesù Cristo, si dichiara la mondanità del diavolo. Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce, e quando confessiamo un Cristo senza la Croce, non siamo discepoli del Signore. Bisogna avere il coraggio – ha affermato Papa Francesco – di camminare alla presenza del Signore, con la Croce; di edificare la Chiesa sul Sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di proclamare l’unica gloria: Cristo Crocifisso.

Venerdì 15 marzo nella Sala Clementina, Papa Francesco si è incontrato con i cardinali, sia quelli che hanno partecipato al Conclave che gli ultraottantenni. Ha voluto, di nuovo, esprimere grande affetto e profonda gratitudine per Benedetto XVI che ha arricchito la Chiesa con il suo magistero, la sua bontà, la sua guida, la sua fede, la sua mitezza che rimarranno un patrimonio spirituale per tutti. Partendo dall’autentico affetto e dalla mutua apertura che unisce il Collegio Cardinalizio, Papa Francesco ha espresso la sua volontà di servire il Vangelo con rinnovato amore, aiutando la Chiesa a diventare sempre più in Cristo e con Cristo.

Nella celebrazione dell’Anno della fede, tutti insieme, Pastori e fedeli ci si deve sforzare di rispondere fedelmente alla missione di sempre: portare Gesù Cristo all’uomo e condurre l’uomo all’incontro con Gesù Via, Verità e Vita, realmente presente nella Chiesa e contemporaneo ad ogni essere umano. Non cediamo mai al pessimismo e allo scoraggiamento – ha continuato Papa Francesco – a quell’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno. Si deve avere la ferma certezza che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, la forza di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione, per portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra. La verità cristiana – ha osservato il Pontefice – è attraente e persuasiva perché risponde al bisogno profondo dell’esistenza umana, annunciando in maniera convincente che Cristo è l’unico Salvatore di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Questo annuncio resta valido oggi come lo fu all’inizio del cristianesimo, quando si operò la prima espansione missionaria. Metà di noi siamo nella vecchiaia – ha notato Papa Francesco rivolgendosi ai cardinali – ma la vecchiaia è la sede della sapienza della vita. I vecchi hanno la sapienza di aver camminato nella vita, come Simeone e Anna nel Tempio di Gerusalemme. E proprio quella sapienza ha fatto loro riconoscere Gesù. Diamo questa sapienza ai giovani.

Domenica 17 marzo, prima della recita dell’«Angelus», Papa Francesco salutando la folla presente in Piazza San Pietro ha sottolineato l’importanza per i cristiani di incontrarsi, di salutarsi e di parlarsi durante la domenica, il giorno del Signore. L’episodio evangelico della donna adultera c’insegna che Dio è sempre paziente, e sa aspettare il nostro ritorno a Lui con cuore contrito. La misericordia divina cambia tutto il mondo, Dio – ha esclamato Papa Francesco – non si stanca di perdonarci, noi, invece, ci stanchiamo di chiedere perdono. Chiediamo l’aiuto di Maria – ha concluso – che ha tenuto tra le braccia la misericordia di Dio fatto uomo.