San Carlo Borromeo, il «buon pastore» che riformò la diocesi iniziando da se stesso

DI ANDREA DRIGANI

Venerdì 5 novembre è stata pubblicata la lettera di Papa Benedetto XVI al cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, per il quarto centenario della canonizzazione di san Carlo Borromeo (1538-1584) avvenuta, appunto, nel 1610. 

Il Pontefice scrive che in tempi oscurati da numerose prove per la comunità cristiana, con divisioni e confusioni dottrinali, con l’annebbiamento della fede e dei costumi, con il cattivo esempio di vari sacri ministri, Carlo Borromeo non si limitò a deplorare o a condannare, né semplicemente ad auspicare l’altrui cambiamento, ma iniziò a riformare la sua propria vita che, abbandonate le ricchezze e le comodità, divenne ricolma di preghiera, di penitenza e di amorevole dedizione al suo popolo. Quella di san Carlo Borromeo – continua il Papa – fu anzitutto la carità del Buon Pastore che è disposto a donare totalmente la sua esistenza per il gregge affidato alle sue cure, anteponendo le esigenze e i doveri del ministero ad ogni forma d’interesse personale o di tornaconto.

Fedele alle indicazioni tridentine visitò più volte l’immensa diocesi milanese fin nei luoghi più remoti, si presa cura della sua gente nutrendola continuamente con i Sacramenti e con la Parola di Dio, mediante una ricca ed efficace predicazione; non ebbe mai timore di affrontare avversità e pericoli per difendere la fede dei semplici e i diritti dei poveri.  Non si potrebbe comprendere la carità di san Carlo – osserva ancora Benedetto XVI – se non si conoscesse il suo rapporto di amore appassionato per il Signore Gesù, un amore che egli ha contemplato nei santi misteri dell’Eucaristia e della Croce. Lo sguardo al santo Mistero dell’Altare e al Crocefisso risvegliava in lui sentimenti di compassione per le miserie degli uomini e accendeva nel suo cuore l’ansia apostolica di portare a tutti l’annuncio evangelico. D’altra parte ben sappiamo – conclude il Pontefice – che non c’è missione nella Chiesa che non sgorghi dal «rimanere» nell’amore del Signore Gesù, reso presente nel Sacrificio eucaristico.