Per una cultura permeata di Vangelo

DI ANDREA DRIGANI

Giovedì 25 ottobre Papa Benedetto XVI, nella Basilica Vaticana, al termine della concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Zenon Grocholewski prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, per l’inizio dell’anno accademico delle università ecclesiastiche romane, si è rivolto, con un discorso, alle migliaia di docenti e studenti rilevando che la missione propria della Chiesa domanda, in questo nostro tempo, non solo che si propaghi dappertutto il messaggio evangelico, ma che penetri in profondità nei modi di pensare, nei criteri di giudizio e nei comportamenti della gente.

Occorre – ha proseguito il Pontefice – che tutta la cultura dell’uomo contemporaneo sia permeata dal Vangelo. A rispondere a questa vasta ed urgente sfida intellettuale e spirituale – ha continuato Benedetto XVI – vuole contribuire la molteplicità degli insegnamenti, che sono proposti negli Atenei Pontifici il cui compito – ha rammentato – è quello di enucleare sistematicamente la verità contenute nella Rivelazione cristiana, per considerare alla luce di quest’ultima i nuovi problemi che sorgono e proporre le adeguate risposte agli uomini della società contemporanea. La possibilità di studiare a Roma, sede del Successore di Pietro, deve aiutare a rafforzare il senso di appartenenza alla Chiesa e l’impegno di fedeltà al Magistero universale del Papa. Ma all’approfondimento delle scienze umanistiche e teologiche – ha aggiunto il Pontefice – è indispensabile che si accompagni sempre una progressiva conoscenza, intima e profonda, di Cristo.

Ciò comporta che al necessario interesse per lo studio e la ricerca sia unito un sincero anelito per la santità. Gli anni della formazione accademica – ha affermato Benedetto XVI – oltre ad essere contrassegnati da un impegno culturale serio ed assiduo, devono essere in primo luogo vissuti con intensa preghiera, in costante sintonia col il Divino Maestro. Invochiamo l’intercessione di Maria, Madre docile e sapiente – ha concluso il Papa – perché, professori ed alunni, siano sempre pronti, in ogni circostanza a riconoscere la voce del Signore, che custodisce ad accompagna sempre l’opera educativa.