Non trascuriamo l’eternità
Il Papa ha esordito osservando che questo tema è il nucleo essenziale della fede cristiana, di una realtà strettamente connessa con la professione di fede («Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà»). Eppure la riflessione sulla vita eterna e sulla resurrezione nella catechesi e nella celebrazione, non trova lo spazio che merita. Si ha talvolta l’impressione che questo tema sia volutamente dimenticato e tralasciato perché apparentemente lontano, estraneo alla vita quotidiana e alla sensibilità contemporanea.
Non c’è molto da meravigliarsi: uno dei fenomeni che segna la cultura attuale, infatti, è proprio la chiusura degli orizzonti trascendenti, il ripiegamento su se stessi, l’attaccamento quasi esclusivo al presente, dimenticando o censurando le dimensioni del passato e soprattutto del futuro, percepito, particolarmente dai giovani, conme oscuro e carico di incertezze. Il futuro, oltre la morte appare, in questo contesto, ancora più lontano, indecifrabile o del tutto inesistente.
Ma la poca attenzione al tema dell’eternità, alla speranza cristiana che annuncia la resurrezione e la vita eterna in Dio e con Dio, può dipendere anche da un certo tipo di linguaggio che rischia di far percepire l’altro volto della vita come monotono, noioso e persino triste o del tutto insignificante e irrilevante per il presente. Non così pensava il grande Padre della Chiesa San Gregorio Nisseno che offriva una ben diversa visione dell’eternità. La vita eterna è, infatti, da lui concepita come una condizione esistenziale non statica ma dinamica e vivace. Il desiderio umano di vita e di felicità, strettamente connesso a quello di vedere e conoscere Dio, continuamente cresce e si rinnova passando da uno stadio all’altro senza mai trovare fine e compimento. L’esperienza dell’incontro con Dio trascende qualsiasi conquista umana e costituisce le meta infinita e sempre nuova. La riflessione dei Padri della Chiesa e dei grandi teologi dovrebbe allora aiutarci e incoraggiarci a riproporre, sia con un linguaggio adeguato sia con la opportuna profondità, il cuore della nostra fede, la speranza che ci anima e che dà forza alla testimonianza cristiana nel mondo: la bellezza dell’Eternità.