No alla globalizzazione dell’indifferenza
Il paziente lavoro della diplomazia internazionale nel promuovere la giustizia e l’armonia nel concerto delle nazioni – ha detto il Papa – si fonda sul condiviso convincimento dell’unità della famiglia umana e dell’innata dignità di ciascuno dei suoi membri. Per questa ragione, la Chiesa è persuasa che il fine complessivo di tutta l’attività diplomatica debba essere lo sviluppo, quello integrale di ogni persona e quello delle nazioni all’interno di un quadro di dialogo e di cooperazione a servizio del bene comune. Quest’anno, che segna il settantesimo anniversario dell’adozione, da parte delle Nazioni Unite, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, dovrebbe servire da appello per un rinnovato spirito di solidarietà nei confronti di tutti i nostri fratelli e sorelle, specialmente di quanti soffrono i flagelli della povertà, della malattia e dell’oppressione.
Nessuno può ignorare la nostra responsabilità morale a sfidare la globalizzazione dell’indifferenza, il far finta di niente davanti a tragiche situazioni di ingiustizia. Il nostro è un tempo di cambiamenti veramente epocali, che richiede sapienza e discernimento da parte di tutti coloro che hanno a cuore un futuro pacifico e prospero per le generazioni a venire. E’ mio auspicio che la vostra presenza all’interno della comunità diplomatica presso la Santa Sede contribuisca alla crescita di quello spirito di collaborazione e mutua partecipazione, essenziale in vista di una risposta efficace alle radicali sfide di oggi.
Da parte sua, la Chiesa, convinta della responsabilità che abbiamo l’uno per l’altro, promuove ogni sforzo a cooperare, senza violenza e senza inganno, alla costruzione del mondo nella vera pace. Tra le questioni umanitarie più pressanti che la comunità internazionale ha ora di fronte vi è la necessità di accogliere, proteggere e integrare quanti fuggono da guerra o fame o sono costretti da discriminazioni, persecuzioni e degrado ambientale a lasciare le loro terre. Nonostante la complessità e la delicatezza delle questioni implicate, le singole nazioni e la comunità internazionale sono chiamate a contribuire al meglio delle loro possibilità all’opera di pacificazione e di riconciliazione, mediante decisioni e politiche caratterizzate soprattutto da compassione, lungimiranza e coraggio.