Nicodemo e la rinascita

DI BENITO MARCONCININicodemo è un uomo realizzato dal punto di vista religioso, sociale, culturale, economico. Egli pensa anche di aver capito tutto di Gesù, essendo riuscito a leggere la presenza di Dio nei segni che nessuno può fare senza l’aiuto di Dio. Gesù accetta questa categoria potere/non potere, ma ne cambia l’oggetto. Non si tratta di determinare ciò che sta dietro i segni, ma a quali condizioni si può o non si può entrare nel regno di Dio, espressione questa presente solo due volte in Giovanni che ama, invece, parlare di vita. La prima lezione di Gesù allora porta questo titolo: «Se uno non è nato dall’alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3): si tratta di una nascita nuova, puro dono della benevolenza divina, fuori delle capacità umane, anche di chi possiede le migliori disposizioni, come Nicodemo. Egli fraintende la parola, interpretandola come rinascita dalla madre: Nicodemo diventa così lo scolaro che non ha capito niente del divino Maestro. Questi allora cerca di spiegare meglio: «se uno non è nato dallo Spirito non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5). Il testo originale che attribuiva al solo Spirito la nuova nascita è chiarito in seguito, al momento della forte espansione della Chiesa, con l’aggiunta di «acqua», individuando nel battesimo l’inizio di quel diventare figli di Dio, impossibile al desiderio di carne e alla volontà di uomo (cfr. Gv 1,12-13).

La seconda catechesi pertanto illustra il mistero ricorrendo all’immagine del venticello gradito e impercettibile nel suo movimento, espresso dalla stessa parola pneuma, che rinvia a quell’azione rinnovatrice dello Spirito annunciata dai profeti, specialmente da Ezechiele: «vi donerò un cuore nuovo, vi farò dono dentro di voi di uno spirito nuovo…del mio Spirito» (36,26-27). Di questo dono ha bisogno l’uomo se vuole «vedere», «entrare», cioè sperimentare il regno, ossia la nuova vita. «L’uomo lasciato alle sue sole risorse naturali si scontra con il limite invalicabile della carne. Rigenerato dallo Spirito si realizza trascendendosi al di là di se stesso: in virtù della potenza dello Spirito, è Spirito, ha accesso al regno» (P. Mollat). Nicodemo è disorientato, non ha più la forza di discutere, riesce solo a fare una domanda, timidamente: «come è possibile che avvengano questi fatti?» (3,7). Segue un monologo di Gesù, sintesi dell’annuncio o kerigma giovanneo che trova la causa della nuova nascita nel suo innalzamento sulla croce, nella preesistenza del Verbo, nella fonte ultima, l’amore del Padre per il mondo, per concludere con la richiesta all’uomo di «operare la verità» (3,21).

Non conosciamo la reazione di Nicodemo che resta una figura incompiuta: il suo molteplice simbolismo è un appello al lettore a dare compimento a questa figura, riproducendo nella propria esistenza il volto stesso del divino maestro.