Nicodemo e la rinascita
La seconda catechesi pertanto illustra il mistero ricorrendo all’immagine del venticello gradito e impercettibile nel suo movimento, espresso dalla stessa parola pneuma, che rinvia a quell’azione rinnovatrice dello Spirito annunciata dai profeti, specialmente da Ezechiele: «vi donerò un cuore nuovo, vi farò dono dentro di voi di uno spirito nuovo del mio Spirito» (36,26-27). Di questo dono ha bisogno l’uomo se vuole «vedere», «entrare», cioè sperimentare il regno, ossia la nuova vita. «L’uomo lasciato alle sue sole risorse naturali si scontra con il limite invalicabile della carne. Rigenerato dallo Spirito si realizza trascendendosi al di là di se stesso: in virtù della potenza dello Spirito, è Spirito, ha accesso al regno» (P. Mollat). Nicodemo è disorientato, non ha più la forza di discutere, riesce solo a fare una domanda, timidamente: «come è possibile che avvengano questi fatti?» (3,7). Segue un monologo di Gesù, sintesi dell’annuncio o kerigma giovanneo che trova la causa della nuova nascita nel suo innalzamento sulla croce, nella preesistenza del Verbo, nella fonte ultima, l’amore del Padre per il mondo, per concludere con la richiesta all’uomo di «operare la verità» (3,21).
Non conosciamo la reazione di Nicodemo che resta una figura incompiuta: il suo molteplice simbolismo è un appello al lettore a dare compimento a questa figura, riproducendo nella propria esistenza il volto stesso del divino maestro.