Nahum, l’avversario di Ninive

DI BENITO MARCONCININahum appartiene alla raccolta chiamata «I dodici», più nota come «I Profeti minori». Egli vive alcuni decenni prima di quella distruzione di Gerusalemme del 586 a.C. che dette inizio all’esilio di Babilonia: tramonto di speranze e risveglio di nuove attese.

Nahum che significa consolato da Dio, è oriundo di Elqoš, località probabilmente del regno del sud o di Giuda, con capitale Gerusalemme. Mancano altre notizie della vita. La sua profezia lascia trasparire una persona colta, piena di amore alla sua terra, non nazionalista come a volte lo si dipinge, soprattutto efficace nel presentare un aspetto singolare di Dio. Nutre un’avversione viscerale nei confronti della città di Ninive, sulle rive del fiume Tigri (di fronte all’attuale Mossul, nord Iraq), capitale dell’Assiria.

Il profeta scrive quando Ninive mostra ancora tutta la sua potenza, anche se minacciata da popoli, quali Medi e Babilonesi, che preparano sollevazioni. La conquista di Ninive sarà portata a termine soprattutto da Babilonia, la città a sud della Mesopotamia, sulle rive dell’Eufrate, nel 612 a.C..

Poco prima di questa data Nahum rivela i suoi sentimenti di avversione: l’assiro è visto come «colui che trama il male contro il Signore, il consigliere malvagio» (1,11) e spera che il re di Ninive resti senza discendenza e dimenticato dai posteri (cfr 1,14). Descrive l’occupazione della città, la fuga non riuscita degli abitanti, il fallimento dei mezzi di resistenza con un linguaggio efficace, audacia di immagini ed elevatezza di stile, come fosse presente. «Sibilo di frusta, fracasso di ruote, scalpitio di cavalli, cigolio di carri, cavalieri incalzanti, lampeggiare di spade, scintillare di lance, feriti in quantità, cumuli di morti, s’inciampa nei cadaveri» (1,2-3). Perché desidera tanto l’annientamento della città? Ninive è una tana di leoni, è una prostituta «sanguinaria, piena di menzogne, colma di rapine, che non cessa di depredare!» (3,1): «Su chi non si è riversata senza tregua la tua crudeltà?» (3,19).Dinanzi a questo stato di cose, Dio si presenta «geloso e vendicatore, pieno di sdegno e nulla lascia impunito» (1,2). Non se ne lava le mani: il Dio giusto e amante della pace, mostra la sua potenza verso il malvagio e «restaura la sua vigna che i briganti avevano depredata, ne avevano strappato i tralci» (2,2). Nahum, pur avendo appena tre brevi capitoli, ha influito sugli scritti posteriori come il Secondo Isaia, Gioele, Tobia e il suo scritto commentato è stato ritrovato tra i rotoli della quarta grotta di Qumran.