L’uomo ha bisogno di eternità

DI ANDREA DRIGANI

Mercoledì 2 novembre, commemorazione di tutti i fedeli defunti, Papa Benedetto XVI, durante l’udienza generale, ha osservato che oggi il mondo è divenuto, almeno apparentemente, molto più razionale, o meglio, si è diffusa la tendenza a pensare che ogni realtà debba essere affrontata con i criteri della scienza sperimentale, e che anche alla grande questione della morte si debba rispondere non tanto con la fede, ma partendo da conoscenze empiriche. Non ci si rende conto, però – ha continuato il Papa – che proprio in questo modo si finisce per cadere in forme di spiritismo, nel tentativo di avere un qualche contatto con il mondo al di là della morte, quasi immaginando che vi sia una realtà che, alla fine, sarebbe una copia di quella presente. Se noi riduciamo l’uomo esclusivamente alla sua dimensione orizzontale, a ciò che si può percepire empiricamente, la stessa vita perde il suo senso profondo.

L’uomo – ha affermato Benedetto XVI – ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata. L’uomo è spiegabile soltanto se c’è un Amore che supera ogni isolamento, anche quello della morte, in una totalità che trascende anche lo spazio e il tempo. L’uomo trova il suo significato solamente se c’è Dio. E noi sappiamo che Dio è uscito dalla sua lontananza, e si è fatto vicino, è entrato nella nostra esistenza e ci dice: «Io sono la risurrezione e la vita; che crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno» (Gv 11,25-26). Gesù nel supremo atto di amore della Croce, immergendosi nell’abisso della morte, l’ha vinta, è risorto ed ha aperto a noi le porte dell’eternità. Cristo – ha concluso il Pontefice – ci sostiene attraverso la notte della morte che Egli stesso ha attraversato; è il Buon Pastore, alla cui guida ci si può affidare senza alcuna paura, poiché Egli conosce bene la strada, anche attraverso l’oscurità.