L’uomo fedele e la furbizia cristiana

 Lo sfruttatore è quello descritto dal profeta Amos: si tratta di una persona presa da una forma maniacale di guadagno fino al punto di provare fastidio verso i giorni liturgici di riposo, perché spezzano il ritmo frenetico del commercio. La sua unica divinità è il denaro, e il suo agire è dominato dalla frode e dallo sfruttamento. Il truffatore è l’uomo che non ha fedeltà. Ne parla la parabola evangelica dell’amministratore disonesto, che a poco a poco, magari elargendo un giorno una mancia qui, l’altro giorno una tangente là, è arrivato alla corruzione. Nella parabola il padrone loda l’amministratore disonesto per la sua furbizia. Ma questa è una furbizia tutta mondana e fortemente peccatrice, che fa tanto male! Esiste invece una furbizia cristiana di fare le cose con scaltrezza, ma non con lo spirito del modo, bensì onestamente. È quello che dice Gesù quando invita ad essere astuti come i serpenti e semplici come le colombe: mettere insieme queste due dimensioni è una grazia che dobbiamo chiedere allo Spirito Santo.

Il profilo dell’uomo fedele lo troviamo in San Paolo. L’uomo fedele è un uomo di preghiera, nel duplice senso che prega per gli altri e confida nella preghiera degli altri per lui per poter condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Anche il Vangelo ci parla dell’uomo fedele sia nelle cose piccole sia in quelle grandi. Cari fratelli – ha detto ancora il Papa – voi oggi celebrate duecento anni di servizio, anche contro i truffatori e gli sfruttatori. Il vostro compito è difendere e promuovere l’onestà. Io vi ringrazio per la vostra vocazione e per il lavoro che fate. So che tante volte dovete lottare contro tentazioni di quelli che vogliono «comprarvi», e mi sento orgoglioso di sapere che il vostro stile è dire: «No, in questo non c’entro». Vi ringrazio per questo servizio di due secoli, e mi auguro per tutti voi che nello Stato della Città del Vaticano e nella Santa Sede, si riconosca il vostro servizio, un servizio che cerca non solo di fare le cose secondo il modo giusto, ma anche di farlo con carità, rischiando pure la propria vita.