L’uomo egoista rovina le cose più belle

E così è successo anche per il creato. Pensiamo all’acqua. L’acqua è una cosa bellissima e tanto importante: l’acqua ci dà la vita, ci aiuta in tutto, ma per sfruttare i minerali si contamina l’acqua, si sporca la creazione e si distrugge la creazione. Con l’esperienza tragica del peccato, rotta la comunione con Dio, abbiamo infranto l’originaria comunione con tutto quello che ci circonda e abbiamo finito per corrompere la creazione, rendendola così schiava, sottomessa alla nostra caducità. Purtroppo la conseguenza di tutto questo è drammaticamente sotto i nostri occhi, ogni giorno.

Quando rompe la comunione con Dio, l’uomo perde la sua bellezza e finisce per sfigurare attorno a sé ogni cosa; e dove tutto prima rimandava al Padre Creatore e al suo amore infinito, adesso porta il segno triste e desolato dell’orgoglio e della voracità umani. Il Signore però non ci lascia soli e anche in questo quadro desolante ci offre una prospettiva di liberazione e di salvezza universale. È quello che San Paolo mette in evidenza con gioia, invitandoci a prestare ascolto ai gemiti dell’intero creato. Se facciamo attenzione, infatti, intorno a noi tutto geme: geme la creazione stessa, gemiamo noi esseri umani e geme lo Spirito dentro di noi. Ora, questi gemiti non sono un lamento sterile e sconsolato, ma – come precisa l’Apostolo – sono i gemiti di una partoriente; sono i gemiti di chi soffre, ma sa che sta per venire alla luce una vita nuova. Noi siamo ancora alle prese con le conseguenze del nostro peccato e tutto, accanto a noi, porta ancora il segno delle nostre fatiche, delle nostre mancanze, delle nostre chiusure.

Nello stesso tempo, però, sappiamo di essere salvati dal Signore e già ci è dato di contemplare e di pregustare in noi e in ciò che ci circonda i segni della Risurrezione che opera una nuova creazione. Questo è il contenuto della nostra speranza. Il cristiano non vive fuori del mondo, sa riconoscere nella propria e nell’altrui vita i segni del male, dell’egoismo e del peccato. Ma nello stesso tempo, il cristiano ha imparato a legger tutto questo con gli occhi della Pasqua, del Cristo Risorto. E allora sa che stiamo vivendo il tempo dell’attesa, il tempo di un anelito che va oltre il presente, il tempo del compimento.