L’Eucaristia non può essere un fatto privato
DI ANDREA DRIGANI
Giovedì 22 maggio, Solennità del Corpo e del Sangue di Cristo, Papa Benedetto XVI ha celebrato la Messa sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano, al termine della quale ha guidato la processione che si è conclusa a Santa Maria Maggiore. All’omelia il Pontefice si è soffermato sui tre gesti fondamentali della celebrazione: radunarsi intorno all’altare del Signore, camminare con il Signore, inginocchiarsi davanti al Signore. L’Eucaristia non può mai essere un fatto privato – ha osservato il Papa – riservato a persone che si sono scelte per affinità o amicizia, è un culto pubblico che non ha nulla di esoterico e di esclusivo. Non abbiamo scelto noi con chi incontrarci, siamo venuti e ci troviamo gli uni accanto agli altri, accumunati dalla fede e chiamati a diventare un unico corpo condividendo l’unico Pane che è Cristo. Con il dono di Se stesso nell’Eucaristia – ha continuato Benedetto XVI – Gesù ci libera dalle nostre «paralisi» , ci fa rialzare e ci fa «pro-cedere», ci fa fare, cioè, un passo avanti e così ci mette in viaggio con al forza di questo Pane di vita. L’ Eucaristia – ha affermato il Pontefice – è il Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel cammino , ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione. Non basta il «progresso», se non ci sono dei criteri di riferimento, anzi – ha proseguito il Papa – se si corre fuori strada, si rischia di finire in un precipizio, o comunque di allontanarsi rapidamente dalla meta. Dio ci ha creati liberi, ma non ci ha abbandonati : si è fatto Lui stesso «via» per noi. Adorare il Dio di Gesù Cristo – ha detto ancora Benedetto XVI – è il rimedio più valido e radicale contro le idolatrie di ieri e di oggi. Inginocchiarsi davanti all’Eucaristia è professione di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte. Noi cristiani ci inginocchiamo solo davanti Dio, davanti al Santissimo Sacramento, perché in esso sappiamo e crediamo essere presente l’unico vero Dio, che ha creato il mondo e lo ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito (Gv 3,16). L’adorazione – ha concluso – è preghiera che prolunga la celebrazione e la comunione eucaristica e in cui l’anima continua a nutrirsi di amore, di verità, di pace e di speranza, perchè Colui al quale ci prostriamo non ci giudica, ma ci libera e ci trasforma.