L’ecumenismo, un cammino irreversibile
L’unità tra noi nasce lungo questo cammino: perciò il vostro peregrinare annuale a Roma è un segno particolarmente eloquente. Abbiamo un servizio di carità e una testimonianza di fede comuni da esercitare. Le questioni teologiche ed ecclesiologiche che ancora ci distanziano si potranno risolvere solo nel corso di questo cammino comune, senza forzare la mano e senza prevedere come e quando ciò avverrà. Ma possiamo essere certi che, se saremo docili, lo Spirito Santo ci guiderà in modi che oggi neppure immaginiamo. In questo percorso non siamo soli. Ci sono testimoni comuni che, come Sant’Enrico di Uppsala, ci precedono. Perciò è proprio vero che la Tradizione non è un dilemma, ma un dono.
Tradizione rimanda al verbo latino «tradere», che significa consegnare. La Tradizione non è infatti qualcosa di cui appropriarci per distinguerci, ma una consegna che ci è stata data per arricchirci vicendevolmente. Sempre siamo chiamati a tornare alla consegna originaria, da cui sgorga il fiume della Tradizione: è il costato aperto di Cristo sulla croce. Lì Egli ci ha dato tutto sé stesso, consegnandoci anche il suo Spirito (Gv 19,30.34). Da lì è scaturita la nostra vita di credenti, lì c’è la nostra perenne rigenerazione. Lì troviamo la forza di portare i pesi e le croci gli uni degli altri. Preceduti e sostenuti da quanti hanno dato la vita per amore del Signore e dei fratelli, siamo chiamati a non stancarci mai nel cammino.
Ogni anno i cristiani nel mondo si danno appuntamento per chiedere al Signore una maggiore unità. E’ la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che quest’anno ha per tema: «Cercate di essere veramente giusti» (cfr. Dt 16,18-20). E’ al plurale e ci ricorda che non si può operare la giustizia da soli: la giustizia per tutti si chiede e si ricerca insieme. In un mondo lacerato da guerre, odi, nazionalismi e divisioni, la preghiera e l’impegno per una maggiore giustizia non sono più rimandabili.