L’archeologia aiuta la fede
DI ANDREA DRIGANI
Martedì 20 dicembre Papa Benedetto XVI ha ricevuto i docenti e gli studenti del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana. Quando si tratta di descrivere la storia della Chiesa – ha detto il Pontefice – la paziente ricerca dell’archeologo non può prescindere dal penetrare le realtà soprannaturali, senza tuttavia rinunciare all’analisi rigorosa dei reperti. In questa pre-comprensione teologica – ha aggiunto il Papa – il criterio di fondo non può che essere quello di lasciarsi conquistare dalla verità trovata sulle fonti autentiche, con un animo sgombro da passioni e pregiudizi. La diffusione della cultura artistica e storica in tutti i settori – ha continuato Benedetto XVI – fornisce agli uomini della nostra epoca i mezzi per ritrovare le proprie origini e per attingervi gli elementi culturali e spirituali che li aiutino ad edificare una società veramente umana. Ogni uomo ed ogni comunità – ha proseguito il Pontefice – hanno bisogno di una cultura aperta alla dimensione antropologica e morale dell’esistenza.
È pertanto mio fervido auspicio – ha affermato Benedetto XVI – che, grazie anche al lavoro del vostro benemerito Istituto, prosegua ed anzi si intensifichi la ricerca delle radici cristiane. L’esperienza del vostro Istituto prova che lo studio dell’archeologia, specialmente dei monumenti paleocristiani, consente di approfondire la conoscenza della verità evangelica che ci è stata trasmessa, ed offre l’opportunità di seguire i maestri e i testimoni della fede che ci hanno preceduto. Conoscere l’eredità delle generazioni cristiane passate – ha sostenuto il Papa – permette a quelle successive di mantenersi fedeli al primario «depositum fidei» e proseguendo sullo stesso cammino, di continuare a far risuonare in ogni tempo ed in ogni luogo l’eterno Vangelo di Gesù. Eccò perchè – ha rilevato il Pontefice – il vostro Istituto si preoccupa giustamente di offrire un proficuo contributo alla conoscenza e all’approfondimento della fede cristiana. Accostarsi alle «vestigia del Popolo di Dio» – ha concluso – è un modo concreto di constatare come i documenti dall’identica ed immutabile fede sono stati accolti e tradotti in vita cristiana secondo le mutevoli condizioni storiche, sociali e culturali lungo il corso di molti secoli.