La vera preghiera ci apre a Dio e ai fratelli

DI ANDREA DRIGANI

Mercoledì 6 febbraio Papa Benedetto XVI ha presieduto il tradizionale rito dell’imposizione delle ceneri, durante la Messa celebrata nella basilica romana di Santa Sabina.  All’omelia ha, tra l’altro, ricordato che la preghiera alimenta la speranza, perché nulla più del pregare con fede esprime la  presenza di Dio nella nostra vita, anche nella solitudine della prova più dura, niente e nessuno possono impedirci di rivolgerci al Padre «nel segreto» del nostro cuore, dove Lui solo «vede» (Mt 6, 4.6.18).

La preghiera costituisce, com’è noto, uno dei motivi fondamentali della Quaresima e ci fa sperimentare Dio quale unica àncora di salvezza. La preghiera – ha proseguito il Pontefice – è un crogiuolo in cui le nostre attese ed aspirazioni sono esposte alla luce della Parola di Dio, vengono immerse nel dialogo con Colui che è la verità, ed escono liberate da menzogne nascoste e compromessi con diverse forme di egoismo. Senza la dimensione della preghiera – ha continuato il Papa – l’io umano finisce per chiudersi  in se stesso, e la coscienza, che dovrebbe essere eco della voce di Dio, rischia di ridursi a specchio dell’io, così che il colloquio interiore diventa un monologo dando adito a mille autogiustificazioni.

La preghiera, perciò – ha aggiunto Benedetto XVI – è garanzia di apertura agli altri : chi si fa libero per Dio e le sue esigenze, si apre contemporaneamente all’altro, al fratello che bussa alla porta del suo cuore. La vera preghiera – ha detto ancora il Papa – non è mai egocentrica, ma sempre centrata sull’altro. Come tale essa esercita l’orante all’estasi della carità, alla capacità di uscire da sé per farsi prossimo nel servizio umile e disinteressato. La vera preghiera – ha affermato il Pontefice – muove il mondo, perché lo tiene aperto a Dio. Per questo senza preghiera non c’è speranza, ma solo illusione. Non è, infatti, la presenza di Dio ad alienare l’uomo – ha sostenuto il Papa – ma la sua assenza: senza il vero Dio, Padre del Signore Gesù Cristo, le speranze diventano, appunto, illusioni che inducono a evadere dalla realtà. Parlare con Dio, rimanere alla sua presenza, lasciarsi illuminare e purificare dalla sua Parola – ha concluso Benedetto XVI – ci immette invece nel cuore della realtà, nell’intimo Motore del divenire cosmico, ci introduce per così dire nel cuore pulsante dell’universo.