La Turchia, un ponte tra Islam e Occidente
di ANDREA DRIGANI
Giovedì 7 gennaio Papa Benedetto XVI ha ricevuto, per la presentazione delle lettere credenziali, Kenan Gürsoy nuovo Ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede.
Il Papa ha osservato che ci si avvicina rapidamente al cinquantesimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche fra la Turchia e la Santa Sede, un frutto del pontificato del Beato Giovanni XXIII, che fu Delegato Apostolico a Istanbul e il cui affetto per il popolo turco è ben noto. Negli ultimi cinquant’anni – ha proseguito il Pontefice – si è ottenuto molto nelle aree d’interesse comune e confido nel fatto che questi rapporti cordiali divengano più profondi e più solidi.
Ha poi voluto ricordare, con grande piacere, la visita compiuta nel 2006. In Turchia – ha continuato Benedetto XVI – i cattolici apprezzano la libertà di culto che è garantita dalla Costituzione e sono lieti di poter collaborare al benessere dei loro concittadini in particolare attraverso l’impegno nell’attività caritativa e nella sanità. Affinché queste degne opere possano prosperare, sono certo – ha osservato il Papa – che il Governo continuerà a fare il possibile perché esse ricevano il sostegno necessario.
Inoltre – ha aggiunto il Pontefice – la Chiesa cattolica in Turchia attende il riconoscimento giuridico civile, ciò le permetterebbe di godere della piena libertà religiosa e di apportare un contributo maggiore alla società. In quanto stato democratico laico, tagliato in due dal confine fra Europa ed Asia – ha osservato Benedetto XVI – la Turchia è nella posizione giusta per fungere da ponte fra l’Islam e l’Occidente e per rendere un aiuto importante alla pace e alla stabilità in Medio Oriente. La Santa Sede apprezza le numerose iniziative che la Turchia ha già intrapreso a questo proposito ed è orgogliosa di sostenere sforzi ulteriori per porre fine a conflitti annosi nella regione. Come la storia ha spesso dimostrato, le dispute territoriali e le rivalità etniche si possono risolvere in maniera soddisfacente – ha concluso il Papa – soltanto quando le legittime aspirazioni di ciascuna parte sono doverosamente prese in considerazione, le ingiustizie riconosciute e, se possibile, riparate.