La «terapia della speranza»
Quella croce issata sul Calvario era il segno eloquente di una sconfitta che non avevano pronosticato. Se davvero quel Gesù era secondo il cuore di Dio, dovevano concludere che Dio era inerme, indifeso nelle mani dei violenti, incapace di opporre resistenza al male. Quella festa di Pasqua, che doveva intonare il canto della liberazione, si era invece tramutata nel più doloroso giorno della loro vita. Lasciano Gerusalemme per andarsene altrove, in un villaggio tranquillo. Hanno tutto l’aspetto di persone intente a rimuovere un ricordo che brucia. L’incontro di Gesù con quei due discepoli sembra essere del tutto fortuito: assomiglia a uno dei tanti incroci che capitano nella vita.
I due discepoli marciano pensierosi e uno sconosciuto li affianca. È Gesù, ma i loro occhi non sono in grado di riconoscerlo. Allora Gesù comincia la sua «terapia della speranza». Gesù parlo loro anzitutto attraverso le Scritture. Chi prende in mano il libro di Dio non si imbatterà in storie di eroismo facile, fulminee campagne di conquista. La vera speranza non è mai a poco prezzo: passa sempre attraverso delle sconfitte. La speranza di chi non soffre, forse non è nemmeno tale. Poi Gesù ripete per i due discepoli il gesto-cardine di ogni Eucaristia: prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo dà. In questa serie di gesti, non c’è quindi tutta la storia di Gesù? E non c’è, in ogni Eucaristia, anche il segno di che cosa dev’essere la Chiesa? E’ un incontro rapido, quello di Gesù, con i due discepoli di Emmaus. Però in esso c’è tutto il destino della Chiesa. Ci racconta che la comunità cristiana non sta rinchiusa in una cittadella fortificata, ma cammina nel suo ambiente più vitale, vale a dire le strade. E lì incontra le persone, con le loro speranze e le loro delusioni, a volte pesanti. La Chiesa ascolta le storie di tutti, come emergono dallo scrigno della coscienza personale, per poi offrire la Parola di vita, la testimonianza dell’amore, amore fedele fino alla fine. Tutti noi abbiamo avuto momenti difficili, tristi, bui. E Gesù è sempre vicino a noi per darci la speranza. Il segreto della strada che conduce a Emmaus è tutto qui: anche attraverso le apparenze contrarie, noi continuiamo ad essere amati, e Dio non smetterà mai di volerci bene.