La promessa di Gesù: le forze del male non prevarranno
DI ANDREA DRIGANI
Venerdì 29 giugno, solennità degli apostoli Pietro e Paolo, Papa Benedetto XVI nell’omelia della Santa Messa, celebrata nella Basilica Vaticana, ha ricordato che nel Vangelo emerge con forza la chiara promessa di Gesù: «le porte degli inferi», cioè le forze del male non potranno avere il sopravvento, «non praevalebunt». Viene alla mente – ha aggiunto il Pontefice – il racconto della vocazione del profeta Geremia, al quale il Signore , affidando la missione, disse: «Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti».
La promessa che Gesù fa a Pietro – ha osservato il Pontefice – è ancora più grande di quelle fatte agli antichi profeti: questi, infatti, erano minacciati solo da nemici umani, mentre Pietro dovrà essere difeso dal potere distruttivo del male. Geremia riceve una promessa che riguarda lui come persona e il suo ministero; Pietro viene rassicurato sul futuro della Chiesa, la nuova comunità fondata da Gesù Cristo e che si estende a tutti i tempi, al di là dell’esistenza personale di Pietro stesso. La Chiesa – ha affermato Benedetto XVI – non è una comunità di perfetti, ma di peccatori che si devono riconoscere bisognosi dell’amore di Dio, bisognosi di essere purificati attraverso la Croce di Cristo. I detti di Gesù sull’autorità di Pietro e degli Apostoli lasciano trasparire proprio che il potere di Dio è amore, l’amore che irradia la sua luce dal Calvario.
Così possiamo anche comprendere perché, nel racconto evangelico, alla confessione di fede di Pietro fa seguito immediatamente il primo annuncio della passione: in effetti, Gesù con la sua morte ha vinto le potenze degli inferi, nel suo sangue ha riversato sul mondo un fiume immenso di misericordia, che irriga con le sue acque risanatrici l’umanità intera.
Il Papa ha poi rammentato che la tradizione raffigura san Paolo con la spada e questa, come si sa, rappresenta lo strumento con cui egli fu ucciso. Leggendo, però gli scritti dell’Apostolo delle genti, scopriamo che l’immagine della spada si riferisce a tutta la sua missione di evangelizzazione. Egli, ad esempio, sentendo vicina la morte scrive: «Ho combattuto la buona battaglia» (2 Tm 4,7). Non certo la battaglia di un condottiero, ma quella di un annunciatore della Parola di Dio, fedele a Cristo e alla sua Chiesa, a cui ha dato tutto se stesso. E proprio per questo – ha concluso - il Signore gli ha donato la corona di gloria e lo ha posto, insieme con Pietro, quale colonna dell’edificio spirituale della Chiesa.