La preghiera, una priorità

DI ANDREA DRIGANI

Venerdì 18 maggio Papa Benedetto XVI ha ricevuto i Vescovi del Mali (un vasto Paese situato nel centro dell’Africa Occidentale) ed ha loro ricordato che, guidati da una carità sincera e da una sollecitudine pastorale, siano per i sacerdoti padri, fratelli, amici; essi infatti operano alla missione apostolica, vivendo spesso in situazioni umane e spirituali complesse. Oggi – ha proseguito il Pontefice – il clero diocesano è chiamato a svolgere un ruolo più attivo nell’evangelizzazione in collaborazione fraterna e fiduciosa coi i missionari è necessario, pertanto, che i sacerdoti vivano la loro identità, donandosi completamente al Signore, per il servizio disinteressato ai fratelli, senza perdersi d’animo dinanzi alle difficoltà.

La vita di preghiera – ha aggiunto Benedetto XVI – e quella sacramentale sono per i presbiteri un’autentica priorità pastorale. Anche i laici – ha continuato il Papa – devono prendere coscienza in modo rinnovato della loro missione particolare in seno all’unica missione della Chiesa. Se s’impegneranno risolutamente nell’edificazione di una società giusta, solidale e fraterna, saranno allora messaggeri della Buona Novella di Gesù e contribuiranno all’avvento del Regno di Dio, santificando il mondo e pervadendolo dello spirito del Vangelo. La formazione dei laici – ha detto il Pontefice – deve prevedere la conoscenza della dottrina sociale della Chiesa per operare nella vita civile, affinché siano capaci di affrontare i compiti quotidiani negli ambiti politici, economici, sociali e culturali, mostrando che l’onestà nell’attività pubblica apre la via alla fiducia da parte di tutti ed a una sana gestione delle questioni. Benedetto XVI ha poi espresso la sua soddisfazione nel sapere che i fedeli cattolici in Mali intrattengono relazioni cordiali con i loro concittadini musulmani.

È fondamentale – ha sostenuto il Papa – che una giusta attenzione sia rivolta al loro approfondimento per favorire l’amicizia ed una collaborazione feconda fra cristiani e musulmani. A tal fine, è legittimo che l’identità propria di ogni comunità possa esprimersi visibilmente, nel rispetto reciproco, riconoscendo la diversità religiosa della società nazionale e favorendo la coesistenza pacifica, a tutti i livelli. Il Pontefice ha concluso esprimendo il suo cordiale incoraggiamento per il loro ministero episcopale al servizio del Vangelo di Cristo: «La speranza cristiana che deve animarvi è un sostegno per la fede ed uno sprone per la carità».