La preghiera incessante di Santa Teresa d’Avila
DI ANDREA DRIGANI
Venerdì 24 agosto, nella circostanza del 450° anniversario della fondazione del monastero di San Josè ad Avila e dell’inizio della riforma dell’ordine carmelitano ad opera di Santa Teresa, Papa Benedetto XVI ha inviato al vescovo della città spagnola, monsignor Jesus Garcia Burillo, un messaggio nel quale, tra l’altro, ha osservato che il fine ultimo della riforma teresiana, in un mondo con pochi valori spirituali, era di proteggere con la preghiera l’azione apostolica e di proporre uno stile di vita evangelica per chi cercava un cammino di perfezione, partendo dalla convinzione che ogni autentica riforma personale ed ecclesiale passa per il riprodurre sempre meglio in noi la «forma» di Cristo.
Anche oggi – prosegue il Pontefice – tra rapide trasformazioni, è necessario che la preghiera fiduciosa sia l’anima dell’apostolato, affinché risuoni, con grande chiarezza e vigoroso dinamismo, il messaggio redentore di Gesù Cristo. In questo impressionante compito – scrive ancora Benedetto XVI – l’esempio di Teresa d’Avila c’è di grande aiuto. Possiamo affermare che, al suo tempo, la Santa evangelizzò senza mezzi termini, con ardore mai spento, con metodi lontani dall’inerzia, con espressioni ripiene di luce. Ciò conserva tutta la sua freschezza, nel crocevia attuale, dove si sente l’urgenza che i battezzati rinnovino il loro cuore attraverso l’orazione personale, incentrata anche, secondo i dettami della Mistica d’Avila, sulla contemplazione della Santissima Umanità di Cristo come unico cammino per trovare la gloria di Dio. Così – continua il Papa – si potranno formare famiglie autentiche, che scoprono nel Vangelo il fuoco del proprio nucleo familiare; comunità cristiane vive e unite, cementate in Cristo come loro pietra d’angolo, che abbiano sete di una vita di servizio fraterno e generoso.
È anche auspicabile che l’incessante preghiera promuova l’attenzione prioritaria per la pastorale vocazionale, sottolineando in particolare la bellezza della vita consacrata, che bisogna accompagnare debitamente come tesoro proprio della Chiesa, come torrente di grazie, nella sua dimensione sia attiva che contemplativa. La forza di Cristo porterà pure a moltiplicare le iniziative affinché il popolo di Dio riacquisti il suo vigore nell’unica forma possibile : dando spazio dentro di noi ai sentimenti del Signore Gesù e ricercando in ogni circostanza un’esperienza radicale del suo Vangelo. Il che significa – ha concluso - permettere allo Spirito Santo di renderci amici del Maestro e di configurarci a Lui.