di Luigi M. De Candido«Non è costui l’artigiano? sua madre non si chiama Maria»? (Matteo 13,55 ). La parentela di Gesù era ben nota alla gente di Nazaret: in un villaggio minuscolo tutti conoscono tutto di tutti, financo troppo. I compaesani si scambiano quegli e altri interrogativi quando il trentenne Gesù rientra in paese non molto tempo dacché aveva lasciato familiari e lavoro, mietendo ben presto altrove consensi e aggregando seguaci con l’autorevolezza del suo insegnamento e la novità della sua azione. I compaesani conoscevano un Gesù feriale e per nulla differente dagli altri; conoscevano Giuseppe l’artigiano, fratelli e sorelle cioè parenti di vario grado; conoscevano Maria sua madre. Non conoscevano il trentenne Gesù nella veste di maestro e taumaturgo, sorpresa per la loro vista corta.Forse la gente non se ne avvede, ma con quel suo interrogativo colloca Maria, la madre, sul piedestallo di testimone della verità di Gesù. La madre garantisce l’identità del figlio. Tutti sono convinti che Maria è madre di Gesù: l’evidenza non ha bisogno di indagini e certificazioni. Eppure quella evidenza è verità parziale. La maternità umana di Maria verso Gesù percorre l’itinerario naturale di concepimento, parto, allattamento, educazione e custodia del futuro del proprio figlio.Ma la personalità di Gesù è identificata non solo dalla sua umanità evidente nella visibilità quotidiana ma anche dalla sua divinità accertata nell’atto di fede in una autorevole indiscutibile rivelazione. Maria è madre di questa persona, Gesù figlio di Dio e figlio dell’uomo: ed è maternità soprannaturale (dono di Dio) e pneumatologica (opera dello Spirito santo). La fede crede in Maria madre di Dio: Gesù non è l’uomo – figlio di quella madre – che diventa Dio, è il figlio di Dio che diventa uomo (mistero dell’incarnazione nel grembo di Maria vergine madre per opera dello Spirito santo). Veramente, dunque, Maria è madre, cioè la donna che conduce alla vita sulla terra e nella storia Gesù l’uomo figlio di Dio.