«La gioia viene dall’essere amati»

DI ANDREA DRIGANI

Giovedì 22 dicembre Papa Benedetto XVI, nel corso del tradizionale incontro con la Curia Romana, ha voluto fare una riflessione sulla spiritualità delle Giornate Mondiali delle Gioventù in particolare ha voluto menzionare la gioia. Si è chiesto, infatti, il Pontefice: da dove viene? Come si spiega? Sicuramente sono molti i fattori che agiscono insieme, ma quello decisivo – ha osservato il Papa – è la certezza proveniente dalla fede: io sono voluto, ho un compito nella storia, sono accettato, sono amato.

Benedetto XVI ha ricordato che il filosofo Josef Pieper, nel suo libro sull’amore, ha mostrato che l’uomo può accettare se stesso solo se è accettato da qualcun altro. Ha bisogno dell’esserci dell’altro che gli dice, non soltanto a parole: è bene che tu ci sia. Solo a partire da un tu, l’io può trovare se stesso. Chi non è amato non può neppure amare se stesso. Questo essere accolto viene anzitutto dall’altra persona. Ma ogni accoglienza umana – ha rilevato il Pontefice – è fragile. In fin dei conti abbiamo bisogno di un’accoglienza incondizionata. Solo se Dio mi accoglie ed io ne divento sicuro, so definitivamente: è bene che io ci sia. Quando viene meno la percezione dell’uomo di essere accolto da parte di Dio, di essere amato da Lui, la domanda se sia veramente bene esistere come persona non trova più alcuna risposta. Il dubbio circa l’esistenza umana diventa sempre più insuperabile.

Laddove il dubbio diventa dubbio riguardo a Dio, segue inevitabilmente il dubbio circa lo stesso essere uomini. Questo dubbio – ha continuato Benedetto XVI – si diffonde nella mancanza di gioia, nella tristezza interiore che si può leggere su tanti volti umani. Solo la fede mi da la certezza: è bene che io ci sia. È bene esistere come persona, anche in tempi difficili. La fede rende lieti a partire dal di dentro. È questa – ha concluso – una delle esperienze meravigliose delle Giornate Mondiali della Gioventù.