La fede non è un fatto privato

DI ANDREA DRIGANI

Mercoledì 16 aprile Papa Benedetto XVI, nel Santuario nazionale dell’Immacolata Concezione a Washington, dopo la recita dei vespri, ha rivolto un discorso ai Vescovi degli Stati Uniti. Nella sua allocuzione ha rilevato, tra l’altro, che l’America è anche una terra di grande fede, lo si nota dal fervore religioso della gente che è fiera di appartenere ad una comunità orante.

La fiducia in Dio non esita a introdurre, nei discorsi pubblici, ragioni morali radicate nella Bibbia. Il rispetto per la libertà di religione – ha continuato il Pontefice – è presente in profondità nella coscienza americana, e ciò ha contribuito a far sì che questo Paese attraesse generazioni di immigranti alla ricerca di una casa dove poter rendere culto a Dio, senza interferenze, secondo i propri convincimenti. Tuttavia la sottile influenza del secolarismo – ha proseguito Benedetto XVI – può segnare il modo in cui le persone cercano di vivere la fede. È forse coerente – si è chiesto il Papa – professare la nostra fede in chiesa la domenica e poi, durante la settimana, promuovere pratiche di affari o procedure mediche contrarie a tale fede? È forse coerente – ha aggiunto – per i cattolici praticanti ignorare o sfruttare i poveri e gli emarginati, promuovere comportamenti sessuali contrari all’insegnamento morale cattolico, o adottare posizioni che contraddicono il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale? Occorre resistere ad ogni tendenza a considerare la religione come un fatto privato. Solo quando la fede permea ogni aspetto della vita – ha detto Benedetto XVI – i cristiani diventano davvero aperti alla potenza trasformatrice del Vangelo.

Per una società ricca – ha osservato ancora il Pontefice – un ulteriore ostacolo ad un incontro con il Dio vivente sta nella subdola illusione del materialismo, che può molto facilmente concentrare l’attenzione sul «cento volte tanto» promesso da Dio in questa vita, a spese della vita eterna che Egli promette per il tempo che verrà (Mc 10,30). Gli uomini hanno, invece, bisogno di riconoscere che dentro di loro vi è una profonda sete di Dio. Lo scopo di ogni nostra attività pastorale e catechetica, l’oggetto della nostra predicazione, il centro stesso del nostro ministero sacramentale – ha concluso il Papa – deve esser quello di aiutare le persone a stabilire ed alimentare una relazione con «Cristo Gesù, nostra speranza».