La croce, altare del sacrificio di Cristo
È stato il primo altare cristiano, quello della Croce, e quando noi ci avviciamo all’altare per celebrare la Messa, la nostra memoria va all’altare della Croce, dove è stato fatto il primo sacrificio.
Il sacerdote, che nella Messa rappresenta Cristo, compie ciò che il Signore fece e affidò ai discepoli, dicendo: «Prendete, mangiate…bevete: questo è il mio corpo…questo è il mio sangue. Fate questo in memoria di me». Obbediente al comando di Gesù, la Chiesa ha disposto la liturgia eucaristica in momenti che corrispondino alle parole e ai gesti compiuti da Lui la vigilia della sua Passione. Al primo gesto di Gesù: «prese il pane e il calice del vino», corrisponde quindi la preparazione dei doni. È bene che siano i fedeli a presentare al sacerdote il pane e il vino, perché essi significano l’offerta spirituale della Chiesa lì raccolta per l’Eucaristia.
Nel «frutto della terra e del lavoro dell’uomo», viene offerto l’impegno dei fedeli a fare di sé stessi, obbedienti alla divina Parola, un «sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente», «per il bene di tutta la sua santa Chiesa». Certo, è poca cosa la nostra offerta, ma Cristo ha bisogno di questo poco. Ci chiede poco, il Signore, e ci dà tanto. Ci chiede nella vita ordinaria, buona volontà; ci chiede cuore aperto; ci chiede voglia di essere migliori per accogliere Lui che offre se stesso a noi nell’Eucaristia; ci chiede queste offerte che poi diventeranno il Suo corpo e il Suo sangue.
Un’immagine di questo movimento oblativo di preghiera è rappresentata dall’incenso che, consumato nel fuoco, libera un fumo profumato che sale verso l’alto: incensare le offerte, come si fa nei giorni di festa, incensare la croce, l’altare, il sacerdote e il popolo manifesta visibilmente il vincolo offertoriale che unisce tutte queste realtà al sacrificio di Cristo. Tutto questo è quanto esprime anche l’orazione sulle offerte. In essa il sacerdote chiede a Dio di accettare i doni che la Chiesa gli offre, invocando il frutto del mirabile scambio tra la nostra povertà e la sua ricchezza. La spiritualità del dono di sé, che questo momento della Messa ci insegna, possa illuminare le nostre giornate, le relazioni con gli altri, le sofferenze che incontriamo, aiutandoci a costruire la città terrena alla luce del Vangelo.