La Chiesa dice sì alle radici ebraiche

Qui a Roma – ha esordito il Papa – si trova la comunità ebraica più antica dell’Europa occidentale, le cui origini risalgono all’epoca dei Maccabei. Cristiani ed ebrei vivono dunque a Roma, insieme, da quasi duemila anni, sebbene le loro relazioni nel corso della storia non siano state prive di tensione. Un vero dialogo fraterno tra cattolici ed ebrei ha potuto svilupparsi a partire del Concilio Vaticano II, dopo la promulgazione della Dichiarazione «Nostra aetate».

Questo documento rappresenta, infatti, il «sì» definitivo alle radici ebraiche del cristianesimo ed il «no» irrevocabile all’antisemitismo.  Possiamo esprimere il nostro grazie a Dio per tutto ciò che di buono è stato realizzato in termini di amicizia e di comprensione reciproca in questi cinquant’anni, perché il suo Santo Spirito ha accompagnato i nostri sforzi di dialogo. Non siamo più estranei, ma amici e fratelli. Confessiamo, pur con prospettive diverse, lo stesso Dio, Creatore dell’universo e Signore della storia. Ed Egli, nella sua infinita bontà e sapienza, benedice sempre il nostro impegno.

I cristiani, tutti i cristiani, hanno radici ebraiche. Per questo fin dalla sua nascita l’International Council fo Christians and Jews ha accolto le varie confessioni cristiane. Ciascuna di esse, nel modo che le è proprio, si accosta all’ebraismo, il quale a sua volta, è caratterizzato da diverse correnti e sensibilità. Le confessioni cristiane trovano la loro unità in Cristo; l’ebraismo trova la sua unità nella Torah.

I cristiani credono che Gesù Cristo è la Parola di Dio fattasi carne nel mondo; per gli ebrei la Parola di Dio è presente soprattutto nella Torah. Entrambe le tradizioni di fede hanno per fondamento il Dio Unico, il Dio dell’Alleanza, che si rivela attraverso la sua Parola.

Nella ricerca di un giusto atteggiamento verso Dio, i cristiani si rivolgono a Cristo quale fonte di vita nuova, gli ebrei all’insegnamento della Torah. Questo tipo di riflessione teologica sul rapporto tra ebraismo e cristianesimo prende lo mosse proprio dalla «Nostra aetate» e, su tale solida base, può essere e deve essere ulteriormente sviluppata.