La Bibbia, anima della teologia e fonte della spiritualità

DI ANDREA DRIGANI

Lunedì 26 ottobre Papa Benedetto XVI ha ricevuto la comunità accademica del Pontificio Istituto Biblico nel centenario della sua fondazione. Nel corso di questo secolo – ha detto il Papa – è certamente aumentato l’interesse per la Bibbia e, grazie al Concilio Vaticano II, si è avvertita molto l’importanza della Parola di Dio nell’esperienza e nella missione della Chiesa. Ciò ha favorito – ha continuato il Pontefice – nelle comunità cristiane un autentico rinnovamento spirituale e pastorale con particolare riguardo alla predicazione, alla catechesi, allo studio della teologia e al dialogo ecumenico. A questo rinnovamento ha dato il suo contributo il Pontificio Istituto Biblico con la ricerca scientifica sulla Sacra Scrittura, con l’insegnamento e la pubblicazione di qualificati studi e riviste specializzate.

Cari amici – ha aggiunto Benedetto XVI – la ricorrenza del centenario costituisce un traguardo e al tempo stesso un punto di partenza. Consapevoli del servizio alla Chiesa che vi è richiesto, quello cioè di avvicinare la Bibbia alla vita del popolo di Dio, sappiate affrontare le inedite sfide che i tempi moderni pongono alla nuova evangelizzazione. Comune auspicio è che la Sacra Scrittura diventi in questo mondo secolarizzato non solo l’anima della teologia, bensì pure la fonte della spiritualità e del vigore della fede di tutti i credenti. Il Papa ha poi ricordato che dalla Costituzione dogmatica «Dei Verbum» del Vaticano II viene un’importante indicazione metodologica. Essendo la Bibbia una cosa sola a partire dall’unico popolo di Dio, che ne è stato il portatore attraverso la storia, conseguentemente leggere la Scrittura come un’unità significa leggerla a partire dalla Chiesa come dal suo luogo vitale. Se l’esegesi vuol essere anche teologia – ha osservato il Pontefice – deve riconoscere che la fede della Chiesa è quella forma di «sim – patia» senza la quale la Bibbia resta un libro sigillato: la Tradizione non chiude l’accesso alla Scrittura, ma piuttosto lo apre; d’altro canto – ha concluso – spetta alla Chiesa, nei suoi organismi istituzionali, la parola decisiva nell’ interpretazione della Bibbia.