In ogni liturgia è sempre presente la Chiesa intera
DI ANDREA DRIGANI
Mercoledì 3 ottobre, nel corso dell’udienza generale, Papa Benedetto XVI ha osservato che la liturgia cristiana è il culto del tempio che è Cristo Risorto, le cui braccia sono distese sulla croce per attirare tutti nell’abbraccio eterno di Dio. È il culto del cielo aperto.
Non è mai – ha continuato il Pontefice – l’evento di una comunità singola, con una collocazione nel tempo e nello spazio. È importante che ogni cristiano si senta e sia realmente inserito in questo «noi» universale, che fornisce il fondamento e il rifugio all’«io», nel Corpo di Cristo che è la Chiesa. In questo – ha aggiunto il Papa – dobbiamo tenere presente e accettare la logica dell’incarnazione di Dio: Egli si è fatto vicino, presente, entrando nella storia e nella natura umana, facendosi uno di noi. E questa presenza continua nella Chiesa, suo Corpo. La liturgia allora non è il ricordo di eventi passati, ma la presenza viva del Mistero Pasquale di Cristo che trascende e unisce i tempi e gli spazi. Se nella celebrazione non emerge la centralità di Cristo non avremo liturgia cristiana, totalmente dipendente dal Signore e sostenuta dalla sua presenza creatrice. Dio agisce per mezzo di Cristo e noi non possiamo agire che per mezzo suo e in Lui. Ogni giorno – ha detto ancora Benedetto XVI – deve crescere in noi la convinzione che la liturgia non è un nostro fare, un mio «mio» fare, ma è azione di Dio in noi e con noi. Quindi non è il singolo (sacerdote o fedele) o il gruppo che celebra la liturgia, ma essa è primariamente azione di Dio attraverso la Chiesa, che ha la sua storia, la sua ricca tradizione e la sua creatività. Questa universalità ed apertura fondamentale, che è propria di tutta la liturgia – ha proseguito il Pontefice – è una delle ragioni per cui essa non può essere ideata o modificata dalla singola comunità o dagli esperti, ma deve essere fedele alle forme della Chiesa universale.
Anche nella liturgia della più piccola comunità è sempre presente la Chiesa intera. In ogni celebrazione partecipa assieme tutta la Chiesa, cielo e terra, Dio e gli uomini. Per questo non esistono «stranieri» nella comunità liturgica. La liturgia cristiana, anche se si celebra in un luogo e uno spazio concreto è per sua natura cattolica, proviene dal tutto e conduce al tutto, in unità con il Papa, con i vescovi, con i credenti di tutte le epoche e di tutti i posti. Quanto più una celebrazione è animata da questa coscienza – ha concluso – tanto più fruttuosamente in essa si realizza il senso autentico della liturgia.