Il Signore parla per tutti
Il Signore parla per tutti, Pastori e fedeli. Egli bussa al cuore di quanti partecipano alla Messa, ognuno nella sua condizione esistenziale, di età, di situazione. Il Signore consola, chiama, suscita germogli di vita nuova e riconciliata. E questo per mezzo della sua Parola. Dopo l’omelia ed il conseguente silenzio che permette di sedimentare nell’animo il seme ricevuto, noi recitiamo il «Credo».
Proclamato da tutta l’assemblea, il Simbolo manifesta la comune risposta a quanto insieme si è ascoltato dalla Parola di Dio. C’è un nesso tra ascolto e fede. Questa – la fede – infatti non nasce da fantasie di menti umane ma, come ricorda san Paolo, «viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17). La fede si alimenta, dunque, con l’ascolto e conduce al Sacramento. Il Simbolo di fede vincola l’Eucaristia al Battesimo, ricevuto nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e ci rammenta che i Sacramenti sono comprensibili alla luce della fede della Chiesa.
La risposta alla Parola di Dio, accolta con fede, si esprime poi nella supplica comune denominata «Preghiera universale» perché abbraccia le necessità della Chiesa e del mondo. I Padri del Vaticano II, nella Costituzione «Sacrosanctum Concilium» al n.53, hanno voluto ripristinare questa preghiera dopo il Vangelo e l’omelia, specialmente nella domenica e nelle feste, affinchè: «con la partecipazione del popolo, si facciano preghiere per la santa Chiesa, per coloro che ci governano, per coloro che si trovano in varie necessità, per tutti gli uomini e per la salvezza del mondo».
Il momento della preghiera universale è il momento di chiedere al Signore le cose di cui abbiamo bisogno. «Tutto è possibile a colui che crede», ha detto il Signore. E la preghiera dobbiamo farla con questo spirito di fede. Le pretese di logiche mondane, invece, non decollano verso il Cielo, così come restano inascoltate le richieste autoreferenziali. Le intenzioni per cui si invita il popolo fedele a pregare devono dare voce alle esigenze concrete della comunità ecclesiale e del mondo, evitando di ricorrere a formule convenzionali e miopi. La «preghiera universale», che conclude la liturgia della Parola, ci esorta a fare nostro lo sguardo di Dio, che si prende cura di tutti in suoi figli.