Il modo teologico di leggere la Bibbia

DI ANDREA DRIGANI

Martedì 14 ottobre Papa Benedetto XVI è intervenuto ai lavori della quattordicesima congregazione generale del Sinodo dei Vescovi ed ha osservato che la Costituzione conciliare Dei Verbum offre due indicazioni metodologiche per un adeguato lavoro esegetico riguardo alla Sacra Scrittura. In primo luogo, conferma la necessità dell’uso del metodo storico-critico, il fatto storico infatti – ha affermato il Pontefice – è una dimensione costitutiva della fede cristiana. La storia della salvezza non è una mitologia, ma una vera storia ed è perciò da studiare con i metodi della seria ricerca scientifica. Ma oltre a questo – ha continuato Benedetto XVI – la Dei Verbum dice che la Bibbia è da interpretare nello stesso spirito nel quale è stata scritta perciò, nel rispetto della sua dimensione teologale, si deve interpretare il testo tenendo presente l’unità di tutta la Scrittura, la viva tradizione di tutta la Chiesa nonché l’osservanza dall’analogia della fede. Mentre il primo livello – ha rilevato il Papa – cioè quello storico ha raggiunto un altissimo grado, così non si può dire del secondo, cioè di quello teologico, ma questa carenza rischia di far diventare la Bibbia un libro solo del passato. L’assenza di questo secondo livello – ha aggiunto il Pontefice – ha portato, inoltre, come conseguenza un profondo fossato tra esegesi scientifica  e lectio divina.

Proprio di qui scaturisce a volte una forma di perplessità anche nella preparazione delle omelie. Dove l’esegesi non è teologia, la Scrittura non può essere l’anima della teologia e, viceversa, dove la teologia non è essenzialmente interpretazione della Scrittura nella Chiesa, questa teologia non ha più fondamento. Quindi – ha detto il Papa – per la vita e per la missione della Chiesa e per il futuro della fede, è assolutamente necessario superare questo dualismo tra esegesi e teologia. La teologia biblica e la teologia sistematica sono due dimensioni di un’unica realtà, che chiamiamo teologia. Pertanto – ha concluso Benedetto XVI -  mi sembra auspicabile che tra le proposizioni del Sinodo si parli della necessità di questi due livelli metodologici indicati dalla Dei Verbum, per allargare la formazione degli esegeti in tal senso, aprendo realmente i tesori della Scrittura al mondo di oggi e a tutti noi.