Il giusto modo di vivere l’autorità

In particolare è da rilevare che un difetto frequente in quanti hanno un’autorità, sia autorità civile sia ecclesiastica, è quello di esigere dagli altri cose, anche giuste, che però loro non mettono in pratica in prima persona.

Dice Gesù: «Legano fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito» (Mt 23,4). Questo atteggiamento è un cattivo esercizio dell’autorità, che invece dovrebbe avere la sua forza dal buon esempio. L’autorità, infatti, nasce dal buon esempio, per aiutare gli altri a praticare ciò che è giusto e doveroso, sostenendoli nelle prove che si incontrano sulla via del bene. L’autorità è un aiuto, ma se viene esercitata male, diventa oppressiva, non lascia crescere le persone e crea un clima di sfiducia e di ostilità, e porta anche alla corruzione. Gesù denuncia apertamente e specificamente alcuni comportamenti negativi degli scribi e dei farisei: «Si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze» (Mt 23,6-7). Questa è una tentazione che corrisponde alla superbia umana e che non è sempre facile vincere. E’ il modo di vivere solo per l’apparenza.

Noi discepoli di Gesù non dobbiamo cercare titoli di onore, di autorità o di supremazia, poiché tra di noi ci dev’essere uno stile semplice e fraterno, e in nessuna maniera si deve sopraffare gli altri e guardarli dall’alto in basso. Se abbiamo ricevuto delle qualità dal Padre celeste, le dobbiamo mettere al servizio dei fratelli, e non approfittarne per la nostra soddisfazione e interesse personale. Non dobbiamo considerarci superiori agli altri; la modestia è essenziale per un’esistenza che vuole essere conforme all’insegnamento di Gesù, il quale è mite e umile di cuore ed è venuto per servire e non per essere servito.

La Vergine Maria, «umile e alta più che creatura» (Paradiso, XXXIII, 2), ci aiuti, con la sua materna intercessione, a rifuggire dall’orgoglio e dalla vanità, e ad essere miti e docili all’amore che viene da Dio, per il servizio dei nostri fratelli e per la loro gioia, che sarà anche la nostra.