I tanti doni della spiritualità benedettina

Con la meditazione della Parola di Dio nella «lectio divina», siamo chiamati a rimanere in religioso ascolto della sua voce per vivere in costante e gioiosa obbedienza. La preghiera genera nei nostri cuori, disposti a ricevere i doni sorprendenti che Dio è sempre pronto a darci, uno spirito di rinnovato fervore che ci porta, attraverso il nostro lavoro quotidiano, a ricercare la condivisione dei doni della sapienza di Dio con gli altri: con la comunità, con coloro che vengono al monastero per la loro ricerca di Dio («quaerere Deum»), e con quanti studiano nelle vostre scuole, collegi e università. 

Se San Benedetto fu una stella luminosa – come lo chiama San Gregorio Magno – nel suo tempo segnato da una profonda crisi dei valori e delle istituzioni, ciò avvenne perché seppe discernere tra l’essenziale e il secondario nella vita spirituale, ponendo saldamente al centro il Signore. Possiate anche voi, suoi figli in questo nostro tempo, praticare il discernimento per riconoscere ciò che viene dallo Spirito Santo e ciò che viene dalla spirito del mondo o dallo spirito del diavolo. In quest’epoca, nella quale le persone sono così indaffarate da non avere tempo sufficiente per ascoltare la voce di Dio, i vostri monasteri e i vostri conventi diventano come delle oasi, dove uomini e donne di ogni età, provienienza e cultura possono scoprire la bellezza del silenzio e ritrovare sé stessi, in armonia con il creato, consentendo a Dio di ristabilire un giusto ordine nella loro esistenza.

Il carisma benedettino dell’accoglienza è assai prezioso per la nuova evangelizzazione, perché vi dà modo di accogliere Cristo in ogni persona che arriva, aiutando coloro che cercano Dio a ricevere i doni spirituali che Egli ha in serbo per ognuno di noi. Ai Benedettini, poi, è sempre stato riconosciuto l’impegno per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. Vi incoraggio a continuare quest’opera importante per la Chiesa e per il mondo, mettendo a servizio di essa anche la vostra tradizionale ospitalità. In effetti, non c’è opposizione tra la vita contemplativa e il servizio agli altri.