I novecento anni di Sant’Anselmo d’Aosta: «Non cerco di capire  per credere, ma credo per capire»

DI ANDREA DRIGANI

Martedì 21 aprile è stato divulgato il messaggio di Papa Benedetto XVI  alla Diocesi di Aosta per il 9° centenario della morte di Sant’Anselmo avvenuta, appunto, nel 1109. In questa memoria del «Dottore magnifico» – scrive il Pontefice – non può non distinguersi in modo particolare la Chiesa di Aosta nella quale ebbe i natali e che giustamente si compiace di considerarlo il suo figlio più illustre.

L’intensa brama di sapere e l’innata propensione alla chiarezza ed al rigore logico – continua il Papa – spingeranno Anselmo verso le «scholae» del suo tempo; egli approderà così al monastero di Le Bec, dove verrà soddisfatta la sua inclinazione per la dialettica e soprattutto si accenderà la sua vocazione claustrale. Il metodo teologico di Sant’Anselmo – aggiunge Benedetto XVI – mirava a raggiungere la visione dei nessi logici intrinseci al mistero, a «percepire la verità», e perciò a cogliere l’evidenza delle «ragioni necessarie», intimamente sottese al mistero. L’intento di Sant’Anselmo è chiaro: «Innalzare la mente alla contemplazione di Dio». Rimangono programmatiche – afferma il Pontefice – per ogni ricerca teologica le sue parole: «Non tento, Signore, di penetrare la tua profondità, perché non posso neppure da lontano mettere a confronto con essa il mio intelletto; ma desidero intendere, almeno fino a un certo punto, la tua verità che il mio cuore crede e ama. Non cerco infatti di capire per credere, ma credo per capire».

Dopo trentatré anni di vita monastica – ricorda il Papa – fu nominato arcivescovo di Canterbury ed è nota la sua opera per la liberazione della Chiesa d’Inghilterra dai condizionamenti temporali e dalle servitù di calcoli non compatibili, in quest’ottica Anselmo non esita ad affermare: «Preferisco essere in disaccordo con gli uomini che, d’accordo con loro, essere in disaccordo con Dio». Si comprende – conclude il Pontefice – come Anselmo conservi tuttora una grande attualità e un forte fascino, e quanto possa essere proficuo rivisitare i suoi scritti e insieme rimeditare la sua vita, per coltivare l’amore per le verità della fede e il gusto per il loro approfondimento mediante la ragione.