«Ero straniero e mi avete accolto»
La crisi economica, i conflitti armati e i cambiamenti climatici – ha osservato il Papa – spingono tante persone ad emigrare. Tuttavia le migrazioni non sono un fenomeno nuovo, ma appartengono alla storia dell’umanità. È mancanza di memoria storica pensare che esse siano proprie dei nostri anni. Nel corso dei secoli abbiamo assistito in proposito a grandi espressioni di solidarietà.
Oggi, il contesto economico favorisce purtroppo l’emergere di atteggiamenti di chiusura e di non accoglienza. In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere. Sembra a volte che l’opera silenziosa di molti uomini e donne che, in diversi mdi, si prodigano per aiutare e assistere i profughi e i migranti sia oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo. Ma la chiusura non è una soluzione, anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L’impegno dei cristiani in questo campo è urgente oggi come in passato. Ricordiamo la splendida figura di Santa Francesca Cabrini (1850-1917), che dedicò la sua vita insieme alle sue compagne ai migranti verso gli Stati Uniti d’America. Anche in questo tempo abbiamo bisogno di tali testimonianze perché la misericordia possa raggiungere tanti che sono nel bisogno. Tutti insieme possiamo essere una grande forza di sostegno per quanti hanno perso patria, famiglia, lavoro e dignità.
L’altra cosa – ha aggiunto il Papa – è vestire chi è nudo: che cosa vuol dire se non restituire la dignità a chi l’ha perduta? Certamente dando dei vestiti a chi ne è privo; ma pensiamo anche alle donne vittime della tratta gettate sulle strade, o agli altri, troppi modi di usare il corpo umano come merce, persino dei minori. E così pure non avere un lavoro, una casa, un salario giusto è una forma di nudità, o essere discriminati per la razza, o per la fede, sono tutte forme di «nudità», di fronte alle quali come cristiani siamo chiamati ad essere attenti, vigilanti e pronti ad agire. Cari fratelli e sorelle, non cadiamo nella trappola di rinchiuderci in noi stessi, indifferenti alle necessità dei fratelli e preoccupati solo dei nostri interessi. E’ proprio nella misura in cui ci apriamo agli altri che la vita diventa feconda, le società riacquistano la pace e le persone recuperano la loro piena dignità.